Che i napoletani abbiano una capacità di autogoverno e di propensione a forme anche originali di anarchia è fuor di dubbio. Come è innegabile che il popolo partenopeo abbia sempre avuto bisogno di una guida, di una visione politica con un indirizzo di governo o amministrativo. Lo stesso rapporto con il capo della città ha sempre caratterizzato il popolo napoletano che ha alternato sudditanza anche eccessiva al potere con ribellione anche cruenta. Il segreto è nel modo con cui si costruisce il rapporto tra popolo sovrano e il sovrano o il sindaco.
Chi governa deve conoscere bene la città e il suo popolo, avere una visione politica di città, saperla governare, viverla, creare una connessione sentimentale con la gente, non essere un elemento di divisione sociale. Prendiamo, come esempio, l’operazione che facemmo del lungomare liberato di Napoli: pedonalizzarlo ed aprirlo alla cultura, al turismo, allo sport, al commercio, all’intrattenimento, alla vita, ha avuto la concretezza di rendere la città più vivibile, più fertile culturalmente, più attrattiva sul piano turistico e più ricca economicamente, con la visione di un luogo in cui le persone si incontrano, si mescolano, si innamorano.
La proiezione della bellezza di Napoli ma non di classe, solo per alcuni, ma per il popolo e per tutti i viaggiatori del mondo. Oppure i Quartieri Spagnoli dove fino al 2011 si aveva paura di entrare e il criminale che “scippava” a via Toledo trovava rifugio nei vicoli dei Quartieri. Da anni ormai è un via vai di milioni di persone, pullulare di trattorie e botteghe tipiche, b&b, artisti di strada, murales attrattivi con i volti della città.
E vogliamo parlare della Sanità, il cuore di Napoli. Quando gli scugnizzi mi chiedevano all’inizio della campagna elettorale di liberarli dalla camorra. Non può certo un sindaco da solo liberare un quartiere dalla camorra, ma dargli un’alternativa alla camorra sì: cultura, turismo, attività commerciali, investimenti di riqualificazione, partecipazione democratica dal basso, infrastrutture per servizi migliori. E potrei continuare negli esempi.
Se invece la città non la governi non ti accorgi subito che sta accadendo, perché persiste la continuità nell’autogoverno, poi comincia lo scollamento tra popolo e governanti, quindi la confusione, si rischia di andare fuori controllo con il male che avanza ed anche le cose buone invece che essere valorizzate cominciano a produrre effetti collaterali. E poi, senza amore e passione non ci può essere cura per la nostra città.