L’Italia non è un Paese per giovani. Sembra una frase fatta eppure la classe dirigente, che a diversi livelli guida il nostro Paese, non è certo di primo pelo. Anzi. In particolare, se andiamo a guardare l’età dei sindaci d’Italia si evidenzia che nessun grande comune ha un primo cittadino con meno di 40 anni. L’84,3 per cento dei primi cittadini under 40 amministra centri con meno di diecimila abitanti, in quasi la metà delle circostanze in aree interne. A dirlo è un report dell’Acli nazionali e dalla Fondazione Achille Grandi dal titolo “Una nuova generazione politica? Indagine sui sindaci under 40”, realizzata dall’Iref, l’Istituto di Ricerche Educative e Formative delle Acli.
La classe dirigente è sempre più anziana. Le grandi città off limits per i giovani sindaci. E poi ci si stupisce per l’astensionismo
Insomma, nulla a che vedere con gli annunci e i proclami di chi voleva una classe dirigente giovane. In primis Matteo Renzi che fece della rottamazione il suo cavallo di battaglia. Ma anche Giuseppe Conte desiderava un rinnovamento e la neoeletta Elly Schlein che vedeva nella sua nomina a segretario del Pd uno spiraglio per i giovani e per guardare al futuro con una maggiore apertura e fiducia. Eppure, nulla di concreto secondo il report.
Basti pensare che nel 2022 solo 769 sindaci eletti avevano un’età compresa tra i 18 e i 39 anni, il 10,1% del totale. Di questi 113 erano donne, l’1,5% del totale. I sindaci under 40 dimostrano di essere inclini a adottare innovazioni e sperimentazioni. Infatti, quasi la totalità (98,1%) ha partecipato a bandi su Pnrr e altri fondi europei, il 66 per cento ha coinvolto nell’amministrazione enti del Terzo settore attraverso forme di co -programmazione, co-progettazione e accreditamento, emanando anche regolamenti di amministrazione condivisa (56,5%).
Nello specifico la ricerca prende in esame il ricambio generazionale dei sindaci nelle amministrazioni locali. Numeri alla mano ha una laurea almeno triennale il 43,7%dei sindaci con oltre 40 anni, tra i giovani la percentuale sale di quasi dodici punti (54,5%), arrivando al 65,5% tra le giovani amministratici locali: sono laureate due sindache su tre. Svolge l’attività di libero professionista il 40,8 dei sindaci under 40. Il 41,2 per cento è iscritto ad un partito e ben oltre la metà è iscritto ad un ente di terzo settore (66,4%) o comunque prende parte attivamente alle attività (70,2%). C’è da dire però che non tutti ambiscono a rimanere amministratori locali. Infatti, per il 51,9 per cento l’esperienza di sindaco rappresenta solo una fase della vita che si mette a servizio della comunità, mentre è molto meno considerato come inizio o il proseguimento di una carriera politica.
Nel 2022 solo 769 primi cittadini, ovvero il 10,1% del totale, avevano tra i 18 e i 39 anni
Per quel che riguarda la dislocazione geografica, oltre due terzi degli intervistati sono sindaci nei comuni del Nord-Ovest o del Nord-Est, solo il 12,2 per cento è primo cittadino nel Centro e poco meno di un quinto nel Sud e nelle Isole. Tra le missioni del Pnrr le priorità individuate nel proprio comune dai sindaci under 40 sono la cultura e il turismo (64,1%), la salute (61,1%), il lavoro (55,7%). Il supporto nell’attività amministrativa è dato principalmente da attivisti di associazioni o altri enti di terzo settore (58,8%) e dagli amici (57,7%), mentre da politici solo nel 47,3 per cento. Rispetto alle strategie di governo con cui risolvere i problemi del proprio comune, i giovani sindaci preferiscono cercare alleanze con gli altri sindaci della zona, rivolgersi alle istituzioni provinciali o regionali e coinvolgere il terzo settore e le associazioni di volontariato.