A confermare l’incertezza internazionale e la debolezza della congiuntura italiana, dopo il Fmi e la Bankitalia, ci pensa l’Ufficio parlamentare di bilancio. Secondo l’Upb nel terzo trimestre il Pil sarebbe variato “in misura contenuta” con un’attività che “resta debole” e un Prodotto interno lordo che aumenterebbe dello 0,8% nel 2023, ma con le previsioni a medio termine che mostrano “rischi al ribasso”.
L’Ufficio parlamentare di bilancio avverte: rischi al ribasso per il Pil
Se molteplici sono gli shock avversi che potrebbero incidere sul quadro internazionale, in ambito nazionale restano “le criticità sull’avanzamento delle opere previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza“. Gli effetti destabilizzanti del nuovo conflitto per l’economia internazionale hanno comportato un aumento delle quotazioni dei futures del metano sul mercato olandese, balzate di circa 20 dollari sulla scadenza a un mese. In particolare, l’inflazione si è ridotta finora in misura graduale; è però attesa una decisa flessione in questo mese, in quanto il confronto avverrà rispetto all’impennata osservata lo scorso anno sui beni energetici.
Dalla fine dell’anno scorso l’accesso al credito è tornato difficile come nel 2008
L’occupazione continua ad aumentare e il tasso di disoccupazione a ridursi. La positiva dinamica occupazionale non genera rilevanti tensioni salariali, sebbene permangano squilibri tra domanda e offerta di posti di lavoro. E si acuisce l’incertezza di famiglie e imprese. Nel secondo trimestre – scrive l’organismo parlamentare presieduto da Lilia Cavallari (nella foto) – sono poi diminuite le ore lavorate. Il calo dell’input di lavoro registrato nel secondo trimestre ha seguito quello del Pil (-0,4 per cento rispetto ai precedenti tre mesi) e ha prevalentemente interessato il comparto industriale. Tra la fine del 2022 e l’avvio del 2023 la difficoltà nell’accesso al credito è tornata ai livelli del 2008. È quanto emerge dal nuovo indicatore sull’accesso al credito adottato dall’Upb.
In corrispondenza con l’uscita dall’emergenza sanitaria, l’indicatore ha riflesso il repentino deterioramento della percezione delle condizioni di accesso al credito bancario da parte delle imprese, in concomitanza con una politica monetaria che si è progressivamente resa restrittiva, spiega l’Upb. Dall’Indagine Bce sul credito bancario nell’area dell’euro emerge che nel terzo trimestre i criteri di offerta sui prestiti alle imprese da parte delle banche italiane hanno registrato un ulteriore irrigidimento. Per quello che riguarda invece le famiglie, i criteri di offerta sui prestiti per l’acquisto di abitazioni sono rimasti invariati, mentre quelli per il credito al consumo sono stati inaspriti.