Il taglio della rivalutazione delle pensioni è nero su bianco, nella prima bozza della legge di Bilancio circolato a una settimana dall’approvazione della manovra in Consiglio dei ministri. La bozza contiene 91 articoli (più di quelli inizialmente previsti dall’indice) e specifica tutte le misure previste dal governo Meloni in tema previdenziale: dall’indicizzazione parziale degli assegni all’inasprimento dei requisiti per la pensione anticipata. Vediamo, nel dettaglio, tutte le novità.
Taglio alla rivalutazione delle pensioni: i nuovi importi
L’adeguamento all’inflazione sarà pieno solamente per le pensioni fino a quattro volte il trattamento minimo (circa 2.100 euro), proprio come successo anche per l’anno in corso. Sale, invece, rispetto al 2023 la percentuale riguardante gli assegni tra le quattro e le cinque volte il minimo: si passa dall’85% odierno al 90% del 2024.
Conferme per i trattamenti tra le cinque e le sei volte il minimo (53%), tra le sei e le otto volte il minimo (47%), tra le otto e le dieci volte il minimo (37%). Ma il taglio netto arriva per gli assegni superiori alle dieci volte il minimo: la rivalutazione non sarà più del 32% come quest’anno ma del 22%.
Arriva la quota 104 con il ricalcolo contributivo
Tra le cattive notizie sul tema pensionistico c’è sicuramente la stretta sui trattamenti anticipati. Al posto della Quota 103 arriva una più restrittiva Quota 104: si accede alla pensione anticipata solamente con almeno 63 anni di età e 41 di contributi versati. Per quanto riguarda i versamenti relativi agli anni precedenti al 1996, inoltre, viene prevista una decurtazione con un ricalcolo contributivo dell’importo.
Pensioni, la stretta su Ape sociale e Opzione donna
Altre restrizioni arrivano per l’Ape sociale: il requisito dei 63 anni diventa più alto, si passa a 63 anni e cinque mesi. L’Ape sociale diventa anche rosa, assorbendo l’Opzione donna: le lavoratrici (tutte) potranno andare in pensione con almeno 25 anni di contributi e 61 di età, una soglia che può scendere al massimo di due anni in caso di almeno di due figli.
Ultima novità in tema previdenziale riguarda chi versa solo con il sistema contributivo, ovvero chi ha iniziato a lavorare dopo il 1996. In questi casi cambiano i multipli: per accedere alla pensione di vecchiaia non serve più superare di 1,5 volte l’assegno minimo ma basta una volta. Per la pensione anticipata con 64 anni e 20 di contributi si passa da 2,8 a 3,3 volte il minimo.