Loris Mazzetti ha lavorato per una vita come capostruttura a Rai 1, Rai 3 e in Direzione Editoriale. Ed è stato collaboratore di Enzo Biagi.
Mazzetti, che sensazione ha avuto nel vedere Rai 3 ospitare Fabrizio Corona in una trasmissione di Nunzia De Girolamo raccogliendo uno scarsissimo risultato?
“Rai 3 è il loro obiettivo. La rete che è stata di Guglielmi e che ha resistito all’editto bulgaro di Berlusconi andava smantellata. E uno dei programmi che smantellano Rai 3 è quello della De Girolamo. D’altra parte io penso che questa nuova direzione non ne abbia azzeccata una. Tutti i programmi nuovi sono di bassissimo ascolto. In altri tempi non ci sarebbero stati o sarebbero stati chiusi dopo la seconda puntata. Tutto questo, al di là del pensiero unico, è semplicemente incapacità produttiva”.
Incapaci?
“Sì, incapacità di realizzare programmi. Se li guardi scopiazzano a destra e a sinistra, non c’è un’idea nuova e poi c’è la bocciatura da parte degli spettatori. Noi abbiamo sempre lavorato per il telespettatore, quello è il punto di riferimento. Non lo sono i partiti, non lo è l’ideologia. La situazione è molto grave ma nel medio periodo sarà gravissima: ci sarà un ulteriore calo delle entrate pubblicitarie e poi con l’ultima manovra c’è l’abbassamento del canone, quindi minori introiti per l’azienda. A me risulta che questi programmi abbiano dei costi altissimi a puntata. Non è che costano meno, anzi costano di più. Perché questi conduttori sono strapagati oltre a non essere all’altezza”.
E sul versante dell’informazione?
“Pensiero unico. Prendi i telegiornali: tutti e quattro (Rai1, Rai2, Rai3 e Rainews) sono una fotocopia uno dell’altro. Ma la cosa ben più grave è che non danno opinioni, non c’è un pensiero, è solo cronaca. C’è stato un giorno al Tg2 e per i primi 20 minuti non si è parlato altro che di governo e di Meloni. L’opposizione era ridotta in 30/40 secondi”.
Eppure a molti sembra andare bene così…
“Quello che mi fa più arrabbiare è che non c’è una reazione. C’è assuefazione a tutto questo. Io quando Fazio, Gramellini e altri decisero di andare via dalla Rai in un’intervista dissi che questo periodo è molto peggio di quello dell’editto bulgaro. In quel caso c’eravamo noi, abbiamo fatto la resistenza. Dopo 5 anni ho riportato Biagi in onda. Adesso c’è una classe dirigente incapace, sottomessa, che pensa alla propria carriera ed è allineata al potere politico”.
E come giudica i partiti di opposizione sulla questione Rai?
“Non c’è opposizione nel sistema televisivo. È arrivata a fare dei compromessi per avere qualche strapuntino, qualche vice direzione, come nel caso del M5S e del Pd sono rimasto sorpreso quando il mio amico Sandro Ruotolo appena entrato nella segretaria del partito come prima cosa ha difeso Mario Orfeo, come se non lo conoscessimo”.
A cosa si riferisce?
“Quando Orfeo è diventato direttore generale io ero in direzione editoriale con Carlo Verdelli per cambiare l’informazione Rai e poi siamo stati fatti fuori dalla politica. Orfeo con l’idea del centrosinistra non c’entra niente. Mi stanco di dovermi accontentare sempre del meno peggio, vorrei il migliore. Oggi vediamo un’azienda con dei direttori che con me non avrebbero fatto gli assistenti ai programmi. Quando un dirigente della Rai che ha fatto il palinsesto diventa quello che fa i programmi in prima serata senza mai avere messo piede in uno studio, senza avere mai visto costruire una scenografia ma solo perché è molto amico di Salvini e della Lega… Il sistema è ancora governato dalla legge Gasparri, la più ad personam di Berlusconi, del 2004. Sono cambiati i governi ma la legge è rimasta sempre lì. Questi che ci governano (che odorano di fascismo ideologico nei confronti della società e di chi ha meno) vanno avanti per la loro strada. Hanno i voti. Finché la gente non aprirà gli occhi e scenderà in piazza non cambierà nulla”.
Riceviamo e pubblichiamo
Caro direttore, leggo sul tuo quotidiano la seguente affermazione di Loris Mazzetti: “Quando Orfeo è diventato direttore generale io ero in direzione editoriale con Carlo Verdelli per cambiare l’informazione Rai e poi siamo stati fatti fuori dalla politica”. Per amore della verità ricordo ai tuoi lettori che sono stato nominato direttore generale della Rai nel giugno del 2017 mentre Carlo Verdelli – a cui sono legato da stima e amicizia antiche – si è dimesso dalla direzione editoriale nel gennaio dello stesso anno, cioè sei mesi prima.
Cordiali saluti
Mario Orfeo
Caro direttore, ho letto la precisazione di Mario Orfeo, di cui non comprendo il senso perché la Direzione Editoriale per l’Informazione è continuata ad esistere anche dopo le dimissioni di Carlo Verdelli e io ne ho fatto parte anche con Orfeo direttore generale, con la differenza che alla Direzione era stato tolto il ruolo operativo, per questa ragione decisi di tornare in direzione di Rai 3.
Loris Mazzetti