Per il Ponte sullo Stretto di Messina “i soldi ci sono, e costerà meno della metà di quello che è costato il reddito di cittadinanza”. Lo ha detto il vicepremier e ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, Matteo Salvini, al Tg1. Dunque tutto bene, verrebbe da dire. Salvo il fatto che i fondi sono distribuiti su più anni, che a detta degli esperti parliamo di impegni di spesa più che di fondi già stanziati. E, soprattutto, che a quanto pare neanche ci sarebbe un progetto definitivo da cui partire. In sintesi: al di là delle belle parole, pare ci sia veramente poco di concreto sul progetto “spot” del governo Meloni.
Il governo assicura stanziamenti per 12 miliardi. Ma è solo un impegno e del Ponte sullo Stretto non c’è neanche il progetto
Per capire di cosa stiamo parlando, però, bisogna tornare indietro di qualche giorno. Nella legge di Bilancio, approvata due giorni fa dal Consiglio dei ministri, sono arrivati i primi stanziamenti che dovrebbero far partire i lavori. Si tratta in totale di 12 miliardi ma divisi in tre anni, con quote concentrate prevalentemente nel 2025-2026: la collocazione delle risorse è legata alla dinamica dei lavori, ha spiegato il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. In sostanza, non si andrà oltre i 500 milioni per il 2024. Briciole. Ciononostante Salvini è certo che la prima pietra verrà posta in estate, visto che lo scorso 30 settembre è stato anche aggiornato il progetto del Ponte sullo Stretto.
Alla convention di Forza Italia si è anche deciso di intitolare l’opera a Silvio Berlusconi
L’annuncio è arrivato dall’ad di Webuild, Pietro Salini, in video collegamento alla convention di Forza Italia a Paestum, durante la quale si è anche deciso di intitolare l’opera a Silvio Berlusconi. “Abbiamo firmato l’altro giorno con la Stretto di Messina spa l’atto prodromico che rinnova le pattuizioni industriali e siamo pronti a stipulare il contratto una volta che le operazioni sono fatte. Con la consegna di oggi si conclude l’iter di tutte quei processi che erano stati previsti dal decreto che ha ripristinato il Ponte di Messina”, ha detto Salini.
Eppure più di qualcosa non torna, come detto. A dirlo sono le opposizioni ma anche i cittadini messinesi riuniti nel Comitato “Invece del Ponte”. Contrariamente a quanto affermato dal governo, dice il Comitato, “i soldi per il ponte sullo Stretto di Messina non ci sono, sono pochi, briciole per iniziare a giocare. Invece dei 2 miliardi promessi per il 2024, non più di un quarto (500 milioni), così, giusto per assumere un po’ di gente e pagare i privati. Poi, una rateizzazione in 15 anni (sic), fino al 2038 (ma non era stato giurato di completare tutto in 6 anni?)”.
Secondo diversi esperti del settore, manca anche il piano esecutivo. Senza è impossibile prevedere i lavori
Il dubbio, piuttosto fondato, è che non ci siano i soldi annunciati e che dunque bisognerà ricorrere ai prestiti della Banca europea per gli Investimenti (Bei). Il problema, però, è che la Bei ha già detto a marzo che i finanziamenti non sono garantiti, chiarendo che, prima di ogni cosa, dovrà valutare dopo avere esaminato il progetto esecutivo e la conclusione della Via, step fondamentale per l’inizio dei lavori. Insomma, un flop dietro l’altro che non finisce neanche qui. Nella legge di bilancio pare che i (pochi) soldi per il ponte sullo Stretto sottraggano risorse allo sviluppo del Sud, della Sicilia, della Calabria. Attingerebbe infatti al Fondo di Sviluppo e Coesione, sottraendo risorse ad altre opere di vitale importanza e immediato impatto.
Lo stesso accade in Sicilia, dove Renato Schifani ha detto di voler stanziare 1,2 miliardi già destinati a opere progettate e finanziate per lo sviluppo della Sicilia. Finita qui? No. Perché c’è un altro dettaglio, per così dire. Come rivelato ieri da Fanpage che ha sentito vari accademici esperti del settore infrastrutturale, al momento non c’è neache un progetto esecutivo. Cosa vuol dire questo? Semplice. Che, al di là degli annunci, da un punto di vista procedurale non c’è nulla. E forse è per questo che pure i soldi latitano.