Da un lato i bombardamenti che continuano senza sosta e le truppe di terra pronte per dare il via all’invasione con cui mettere fine alla minaccia terroristica di Hamas, dall’altro il dramma dei palestinesi che sono alle prese con una catastrofe umanitaria di immani proporzioni. Più che le immagini di Gaza city, devastata da nove giorni di attacchi a tappeto, a far capire quanto sia grave la situazione ci prova l’Agenzia dell’Onu per i rifugiati palestinesi (Unrwa) che ieri ha detto molto chiaramente che “non ci ci sono abbastanza sacchi per i morti” nella Striscia. Ma non è tutto.
Per il quinto giorno consecutivo, a causa del ‘blocco totale’ imposto sulla città dal primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu, “Gaza è rimasta senza elettricità, portando sull’orlo del collasso i servizi vitali, compresi quelli sanitari, idrici e igienici, e aggravando l’insicurezza alimentare”. Una situazione che non sembra destinata a migliorare nei prossimi giorni, anzi è più che scontato un netto peggioramento perché l’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari (Ocha) ha spiegato che le riserve di carburante degli ospedali di tutta Gaza dureranno solo “per altre 24 ore” e a quel punto sarà una catastrofe spaventosa visto che “l’arresto dei generatori di riserva metterebbe a rischio la vita di migliaia di pazienti” negli ospedali della Palestina.
Pazienti che nella maggior parte dei casi versano in condizioni gravi e che quindi, anche volendo, sarebbero impossibilitati a lasciare Gaza city come spiegato dall’Organizzazione mondiale della Sanità. Oms che spiega anche che nel nord della Striscia quattro ospedali sono stati praticamente distrutti e hanno cessato di operare mentre per altri 21 è stato ordinata “l’evacuazione forzata” da parte delle truppe israeliane.
Il dramma senza fine di Gaza
Drammatica anche la situazione degli sfollati visto che per l’Unrwa oltre un milione di persone, quasi la metà della popolazione totale di Gaza, hanno perso tutto. Tra chi è stato costretto a lasciare la propria casa di frette e furia, “600mila si trovano nell’area centrale, a Khan Yunis e Rafah” e di questi “quasi 400mila si trovano in strutture dell’Unrwa”. Il problema, continua l’agenzia, è che si tratta di un numero “molto al di sopra della nostra capacità di assistere in modo significativo, anche con spazio nei nostri rifugi, cibo, acqua o supporto psicologico”.
La maggior parte delle strutture oltre a essere sovraccaricate “non sono attrezzate come rifugi di emergenza” e all’interno “le condizioni sono semplicemente spaventose. Abbiamo notizie secondo cui centinaia di persone condividono solo un bagno. Gli anziani, i bambini, le donne incinte, le persone con disabilità vengono private della loro fondamentale dignità umana, e questa è una vergogna totale”, prosegue l’Agenzia dell’Onu.
Come se non bastasse l’attività dei soccorritori sono sempre più difficili e pericolose visto che hanno già perso la vita quattordici dipendenti dell’agenzia umanitaria dell’Onu per i rifugiati palestinesi, anche se sono numerosi i dispersi e quindi è probabile che il numero sia molto maggiore. A rivelarlo è il capo dell’agenzia dell’Onu, Philippe Lazzarini, che al Guardianha detto sconsolato che “il mondo ha perso la sua umanità” e che, malgrado l’impegno dell’Unrwa, mancando completamente le condizioni di sicurezza presto o tardi i suoi colleghi a Gaza non saranno più in grado di fornire assistenza umanitaria nella Striscia. Del resto la situazione è ormai fuori controllo tanto che l’agenzia dell’Onu ha fatto sapere che “ci sono 23 segnalazioni confermate di installazioni colpite da attacchi aerei israeliani”.
Una corsa contro il tempo
“La situazione umanitaria nella Striscia di Gaza si fa di ora in ora più drammatica, con quasi 2.800 morti di cui oltre 700 bambini e 10 mila feriti secondo fonti mediche palestinesi e oltre un milione di sfollati intrappolati secondo le Nazioni Unite”. Lo dichiarano i parlamentari del Movimento 5 Stelle delle commissioni Esteri di Camera e Senato: “È urgente che il governo italiano insista con l’Egitto per l’immediata apertura di un corridoio umanitario al valico di Rafah per consentire l’ingresso di aiuti umanitari – ci sono cento camion in attesa – e per evacuare temporaneamente i feriti più gravi e i civili più vulnerabili a partire dai bambini”.
Gli stessi pentastellati spiegano che “a tale scopo è ovviamente indispensabile che sia Israele che Hamas garantiscano la sicurezza di questo corridoio e ciò deve essere ottenuto attraverso la diplomazia americana e araba che sono già al lavoro, su questo così come sulle trattative per l’immediato rilascio – altrettanto urgente – dei più vulnerabili tra gli ostaggi civili israeliani nelle mani di Hamas”.