La premier e il ministro dell’Economia hanno presentato la Manovra come “seria e realistica”. Emiliano Fenu, capogruppo in commissione Finanze alla Camera del M5S, concorda?
“Francamente non capisco l’entusiasmo del Governo nel presentare una manovra pro-ciclica, con misure che vanno nella stessa direzione della crisi economica in cui sta per piombare il nostro Paese, senza nessuna misura di crescita, di contrasto alle povertà, di sostegno ai lavoratori e alle famiglie. In conferenza stampa un giornalista ha chiesto al ministro Giorgetti se è stata prevista una misura alternativa ad Opzione donna, alla possibilità per le donne di accedere in anticipo al trattamento pensionistico. La risposta è stata il nulla, il ministro ha farfugliato qualcosa sulla flessibilità ma di fatto si sta abolendo Opzione donna e si sta impedendo alle donne che vogliono farlo di andare in pensione prima. Questo non stupisce visto che nella Nadef il Governo ha scritto nero su bianco un elogio della legge Fornero, dopo tutti gli attacchi che abbiamo ascoltato dalla voce della presidente Meloni e del ministro Salvini. Mentre il ministro Giorgetti rispondeva su Opzione donna, il ministro Salvini nascondeva il suo sguardo tra i fogli che aveva davanti”.
Intravede misure per la crescita? Investimenti di qualsiasi natura?
“Non è che intravedo o non intravedo, non c’è assolutamente nulla sulla crescita. In quest’anno di Governo Meloni sono state definanziate tutte le misure di crescita, da Transizione 4.0 al Superbonus. L’ultima sorpresa arriverà dal Decreto Sud, dove con la scusa di creare una Zes unica, si sono buttate in un unico calderone, a parità di risorse, misure per la crescita che funzionavano, grazie soprattutto all’automatismo, come il bonus per gli investimenti nel mezzogiorno. Dal 1° gennaio questo credito d’imposta non ci sarà più, sostituito da ancora non si capisce cosa, destinato ad una platea eccessivamente ampia con il risultato che nessuno potrà accedere a nulla se non poche grandi imprese. E l’attribuzione di queste risorse rischia di essere effettuata a discrezione del Governo. Ma non è necessario fare tante analisi per capire che si stanno tagliando tutte le misure per la crescita, basta prendere atto della circostanza oggettiva che la crescita nel nostro Paese non c’è più”.
Il taglio del cuneo fiscale e la riforma delle aliquote Irpef con l’accorpamento delle prime due fasce non sono strutturali ma per un anno. Si affronta così l’emergenza salariale che esiste in Italia?
“La riforma fiscale, quella presentata come una grande riforma fiscale, si sta rivelando una accozzaglia di interventi che renderanno ancora più complesso ed incomprensibile il nostro sistema fiscale e le finalità degli interventi. L’accorpamento dei primi due scaglioni di reddito sotto l’aliquota del 23% servirà, come ha candidamente ammesso il viceministro Leo, ad evitare la beffa del taglio contributivo sbandierato quest’estate, quando si è deciso di ridurre i contributi a carico del lavoratore, senza considerare che questo comportava un aumento delle imposte che vanificavano proprio quel taglio. Infatti i lavoratori non se ne sono accorti. Ora si tenta di rimediare con un intervento sempre e comunque temporaneo, e si cerca di rimediare tagliando le detrazioni a chi guadagna più di 50 mila euro l’anno, senza nessun discrimine. Succederà che chi ha oneri e figli a carico si vedrà tagliare le detrazioni, chi a parità di reddito non ha oneri e figli a carico godrà della riduzione delle aliquote. Una discriminazione proprio ai danni di chi ha figli, in contrasto con la narrazione del governo, e soprattutto nel caos più totale, altro che semplificazione e flat tax per i lavoratori dipendenti”.
La convincono le cifre che ha fornito la premier sulla Sanità? È vero che i finanziamenti non sono stati mai così alti come ora?
“La Meloni in conferenza stampa ha provato a ribaltare il tavolo dicendo che alla fine sono stati trovati 3 miliardi in più per la sanità, per l’abbattimento delle liste d’attesa. Questi 3 miliardi in più, che quindi farebbero salire la spesa sanitaria a 136 miliardi circa nel 2024, hanno fatto dire alla Meloni che rispetto ai 115 miliardi di spesa sanitaria del 2019 il suo Governo mette in termini assoluti 20 miliardi in più. Qui siamo di fronte a un obbrobrio economico nel ragionamento della premier. è sufficiente avere un minimo di conoscenza della contabilità di Stato per sapere che storicamente la spesa sanitaria aumenta sempre, di anno in anno. Il problema è di quanto aumenta. Se io ho bisogno di 5 ma mi dai 2, tu potrai anche dire che hai aumentato la mia dotazione di 2, ma in realtà mi stai definanziando e quindi tagliando per 3. Ecco perché è molto importante il parametro della spesa sanitaria in rapporto al Pil, perché è l’unico che dà la misura di quanto si intende investire nella sanità per farle recuperare gap passati e costi vari, si pensi solo all’inflazione. Ebbene, il Governo Conte II aveva lasciato la spesa sanitaria in rapporto al Pil al 7,1% nel 2021, mentre ora la Meloni lo fa scendere grosso modo al 6,3% del 2024. Parliamo di un taglio vero di circa 16 miliardi, altro che risorse in più. In conferenza stampa la premier ha avuto l’ardire di definire un ‘giochino’ il tema della spesa sanitaria in rapporto al Pil, dimostrando una grave lacuna nella messa a fuoco del concetto di definanziamento rispetto ai fabbisogni della sanità”.
Ponte sullo Stretto. Ci sono gli stanziamenti, ha detto Salvini.
“I 12 miliardi in tre anni stanziati per il ponte sullo Stretto sono una burla. Dai contorni tragici, visto che al di là dei giochetti contabili della premier non ci saranno più soldi in busta paga per gli italiani, nulla per i pensionati, gli sgravi fiscali mediamente inesistenti e meno risorse per la sanità, se le si calcola in rapporto al Pil. Sul fronte trasporti, abbiamo un ministro che per sventolare il vessillo dell’inutile – e non si sa fino a che punto fattibile – ponte, ipoteca il futuro del paese compromettendo ogni nuovo investimento per il trasporto pubblico locale o per altre infrastrutture indifferibili. E’ la manovra del superfluo, in totale continuità con i disastri collezionati dal Centrodestra negli ultimi dodici mesi”.