Un’operazione antiterrorismo della Polizia di Stato, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia e antiterrorismo della Procura di Milano, ha portato all’arresto di un cittadino egiziano e un naturalizzato italiano di origine egiziane, di 44 e 49 anni, accusati di partecipazione ad associazione con finalità di terrorismo e istigazione a delinquere con finalità di terrorismo.
Un egiziano e un naturalizzato italiano di origine egiziane sono stati arrestati questa mattina dalla Polizia a Milano durante un’operazione antiterrorismo
L’operazione, ha riferito la Polizia, è condotta dalla Digos di Milano, dal Centro operativo per la sicurezza cibernetica di Perugia, dalla Direzione centrale della Polizia di Prevenzione e dal Servizio Centrale Polizia Postale e delle Comunicazioni.
Erano legati e finanziavano l’Isis. “Erano attivi nella propaganda e nel proselitismo”
Il procurare di Milano Marcello Viola ha riferito che i due cittadini egiziani, arrestati questa mattina nell’operazione condotta dalla Digos, sono indagati “per essersi associati all’organizzazione terroristica internazionale comunemente nota come Stato Islamico”. Secondo l’antiterrorismo erano “estremamente attivi nella propaganda e nel proselitismo digitali per conto dell’Isis, mettendosi a disposizione dell’organizzazione terroristica e finanziando ‘cause di sostegno'” del sedicente Stato islamico, al quale “avrebbero prestato giuramento di appartenenza e di fedeltà”.
L’indagine, riferisce una nota della Polizia, “ha confermato la centralità del cyberspazio e dei circuiti mediatici internazionali, nella diffusione del messaggio jihadista finalizzato al proselitismo ed all’esaltazione delle azioni terroristiche da parte dell’organizzazione a cui hanno aderito gli indagati”. In particolare, gli inquirenti hanno riscontrato “l’utilizzo della rete per una sorta di addestramento diffuso”.
Nei loro computer la Polizia ha trovato molto materiale inneggiante ad azioni terroristiche violente
Gli indagati, infatti, avevano nei loro computer “copioso materiale inneggiante ad azioni terroristiche violente, in diversi casi con bambini protagonisti” e condividevano sui propri account Facebook “contenuti jihadisti, con commenti e like di approvazione su profili altrui”. Accertata dalle indagini anche la presenza dei due egiziani “su canali Telegram e gruppi Whatsapp direttamente riconducibili allo Stato Islamico o ad esso affiliati, con la partecipazione di centinaia di utenti, registrati con numerazioni siriane, afgane, irachene, nord-africane, ma anche europee e sudamericane”.
L’antiterrorismo ha documentato anche “versamenti di denaro disposte a favore di nominativi stanziati in Yemen e Palestina” e attività di “indottrinamento religioso svolto nei confronti dei familiari, con particolare riferimento ai figli minori”. Il quadro dei sospetti si è ulteriormente aggravato con un giuramento di fedeltà allo Stato Islamico “postato su un profilo Facebook da uno degli indagati nel maggio 2022”.
Su Facebook anche minacce a Meloni e ad altre cariche istituzionali
I due egiziani erano in grado di maneggiare armi e dare consigli su come usarle. Inoltre, sono state individuate, sempre sul medesimo profilo Facebook, delle minacce dirette a cariche istituzionali italiane, una delle quali rivolta anche alla premier Giorgia Meloni.