Per difendere Israele hanno cacciato Moni Ovadia dal Teatro Comunale Abbado di Ferrara. Se vi era apparsa assurda l’idea di accusare di antisemitismo colui che ha reso popolare la cultura ebraica sui palcoscenici italiani oggi potete stare tranquilli: è andata a finire perfino peggio. Moni Ovadia ha annunciato che venerdì presenterà le sue dimissioni poiché non gode più della fiducia del consiglio comunale cittadino e del consiglio di amministrazione del teatro. Un teatro che aveva reso ancora più grande, attirando pubblico e finanziatori.
Per difendere Israele hanno cacciato Moni Ovadia dal Teatro Comunale Abbado di Ferrara
Ma nella foga politica italiana non è bastato. Il senatore di Fratelli d’Italia Alberto Balboni – quelli che vorrebbero una via Almirante in ogni città, ha scatenato il putiferio per le posizioni critiche dell’attore nei confronti della politica israeliana (che loro confondono con Israele). Inutile dire che la critica sempre argomentata dell’artista sia da anni un atto d’amore per la storia e per la terra di Israele.
A questi non interessa, forse non hanno nemmeno il vocabolario per comprendere qualsiasi cosa che vada al di là della propaganda spiccia sulla pelle delle vittime delle guerre. Nella sua intervista al Corriere della Sera Ovadia dice: “Per citare Simone de Beauvoir, io accetto la grande avventura di essere me stesso”. E aggiunge: “Spero che questo mio piccolissimo gesto serva a mettere in avviso cittadini italiani: quando attacchi le opinioni inizi a prefigurare la tirannia”. In difesa di Ovadia non sono arrivate le altisonanti voci di quelli che difendono il diritto di opinione. “Registro anche che l’Italia è il Paese con il più alto tasso di vigliaccheria che si possa concepire”, dice Ovadia. Difficile dargli torto.