Oltre alla guerra, al terrorismo e all’orrore dei civili che pagano una guerra che non hanno scelto, fischia forte di nuovo la foga bellicista che usa le bombe degli altri per regolare i propri conti da cortile. A finire nel mirino ancora una volta è Moni Ovadia, colpevole di avere criticato il governo di Israele nei giorni dell’attacco di Hamas. Ovadia (dal 2020 direttore del Teatro Comunale Abbado di Ferrara) ha detto che questa guerra “è la conseguenza di una politica di totale cecità, di occupazione e colonizzazione.
La Striscia di Gaza non è un territorio libero, è una gabbia: è vero che dentro non ci sono gli israeliani, ma loro controllano comunque i confini marittimi e aerei, l’accesso delle merci, l’energia, l’acqua. Non a caso l’Onu aveva già dichiarato Gaza zona ‘non abitabile’. La situazione è vessatoria, dirò di più: è infernale. Israele lascia marcire le cose, fingendo che il problema palestinese non esista, per cancellare la stessa idea che i palestinesi esistano”. Il primo a scatenarsi è stato il senatore di Fratelli d’Italia Alberto Balboni che ne ha chiesto le immediate dimissioni. Il sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi l’ha invitato a mantenere un “contegno istituzionale” (sì, proprio Sgarbi).
Così a Ovadia è toccato puntualizzare di non avere negato l’efferatezza dell’attacco di Hamas, “così come non nego il diritto di Israele a difendersi – sottolinea -. Ma ciò non toglie che le scelte politiche fatte dai governi israeliani in questi anni siano state scellerate, ai danni del popolo palestinese”. Sono del resto gli stessi giudizi di molti editorialisti israeliani. Ma niente: Ovadia è accusato di antisemitismo. Praticamente odia sé stesso, quindi.