Il governo è pronto a chiamarlo, simbolicamente, decreto taglia-tasse. E il taglio, in effetti, ci sarà nel provvedimento collegato alla manovra. Ma sarà parziale, solamente per un anno: l’accorpamento delle aliquote Irpef, oltre ad avere effetti minimi sulla busta paga della maggior parte dei beneficiari, verrà finanziato soltanto per il 2024.
L’esecutivo seguirà, per il decreto, due filoni: uno relativo alle persone fisiche e l’altro per le imprese. Il punto principale è il primo, che prevede la riduzione delle aliquote Irpef. La prima e la seconda verrebbero accorpate: si pagherà il 23% non più soltanto fino a 15mila euro di reddito, ma fino a 28mila. E le coperture basteranno solamente per un anno: non ci sarà un taglio strutturale.
Accorpamento delle aliquote Irpef, l’aumento in busta paga è una beffa: parziale e di impatto minimo
La manovra introdurrà l’accorpamento delle aliquote Irpef, ma poi dovrà essere confermata nella legge di Bilancio successivo. Così come avverrà con il taglio del cuneo fiscale, che probabilmente verrà finanziato per un solo anno. L’esecutivo è senza soldi e questo, ormai, è cosa nota.
Per l’Irpef servirebbero circa quattro miliardi solamente per il 2024. Si puntava a ricavarli da un grande piano di taglio degli sconti fiscali, eliminando quelli inutili. L’impresa sembra però destinata a fallire, almeno parzialmente. Più probabile che il taglio riguardi solamente i redditi più alti, eliminando gli sconti fiscali per chi guadagna dai 100mila euro in su (finora il tetto era fissato a 120mila euro). In ogni caso il governo dovrebbe ricavarne non più di un miliardo sui quattro necessari.
Poi, durante il 2024, l’esecutivo dovrà trovare i soldi per finanziare nuovamente la misura negli anni successivi. C’è un altro elemento da ricordare: l’accorpamento delle aliquote Irpef porterà un guadagno minimo in busta paga per le famiglie. Il risparmio sarà di circa 100 euro l’anno per chi ha redditi intorno ai 20mila euro. Tradotto, parliamo di meno di 8 euro in più al mese, neanche un pranzo al bar. Andrà leggermente meglio a chi guadagna qualcosa in più: per chi ha redditi dai 28mila euro in su parliamo di 260 euro l’anno, ovvero una ventina al mese. Un vantaggio soprattutto per i redditi più alti, però. Per chi guadagna fino a 15mila euro, invece, non ci sarà alcun vantaggio.