I numeri della Nadef sulla sanità parlano chiaro, ma la maggioranza assicura che i finanziamenti aumenteranno. Gilda Sportiello, deputata M5S, ci credete?
“Non ho mai creduto alle promesse della maggioranza, ora sappiamo che è solo propaganda. Già nella passata Manovra avevano promesso e poi definanziato, ora la storia si ripete. Non ci sono le risorse necessarie e non si tiene nemmeno conto dell’aumento delle spese e dell’inflazione incalzante. La spesa sanitaria in rapporto al Pil crolla nel 2024 dal 6,6% al 6,2%. Gli effetti sulla vita delle persone sono devastanti”.
Il ministro Schillaci ha chiesto 4 miliardi. Bastano?
“Il ministro continua a chiedere e a non ottenere. Per noi del M5S la difesa del SSN è sempre stata una priorità: con i governi Conte abbiamo invertito la rotta dei tagli dei governi precedenti, iniziato a reinvestire in sanità e superato la media europea nella spesa sanitaria. I 4 miliardi chiesti e al momento negati rischiano di diventare briciole”.
È in ballo la tenuta del Servizio sanitario nazionale?
“Sì, il SSN è allo stremo e con esso è a rischio il fondamentale diritto alla Salute dei cittadini costituzionalmente riconosciuto. È assurdo che il governo, lontano dalla realtà e dai bisogni reali, decida di voltarsi dall’altra parte”.
Secondo lei c’è una volontà da parte del governo Meloni di spingere sempre più verso la sanità privata?
“Se non si rafforza, difende e finanzia la sanità pubblica, si apre la strada al privato. E invece è fondamentale tutelare il sistema pubblico. Definanziamenti, assenza di interventi strutturali, lunghe liste d’attesa, inefficienze, carenza di personale hanno portato all’attuale situazione drammatica. Ma cedere prestazioni incluse nei Lea a soggetti privati, come alcuni propongono, rende il sistema sanitario pubblico ancora più debole”.
La Fondazione Gimbe evidenzia il gap tra l’Italia e gli altri Paesi Ue e Ocse sulla spesa sanitaria.
“I dati riportati da Gimbe sono impressionanti, soprattutto se compariamo la spesa pubblica di Germania e Francia. Noi, al governo, abbiamo dimostrato che aumentare le risorse destinate alla sanità è possibile, indispensabile e non più procrastinabile”.
L’emergenza numero uno è probabilmente quella delle liste d’attesa.
“La situazione delle liste d’attesa è fuori controllo: 4 milioni di cittadini rinunciano alle cure e un italiano su tre è costretto a rivolgersi al privato. Il diritto alla Salute non può dipendere dalla capacità economica dei singoli. Bisogna intervenire in maniera importante, rispettando il Piano nazionale di governo delle liste di attesa e contrastando la carenza di personale. L’attività libero-professionale intramuraria dovrebbe poi essere consentita solo nelle strutture sanitarie che hanno provveduto all’informatizzazione e all’aggiornamento periodico delle liste di attesa”.
L’Italia ha 6 infermieri per mille abitanti, a fronte di 9,9 della media Ocse.
“Questo porta a turni interminabili, straordinari, concreta possibilità di burnout. Ricordo che l’Italia ha retto in pandemia soprattutto grazie all’incredibile sforzo del personale sanitario e sociosanitario. I nostri infermieri, inoltre, sono tra i meno pagati nei Paesi occidentali. Vanno aumentate le indennità e va assunto altro personale. Stesso discorso per i medici. Per fare questo c’è solo una strada: rimuovere il tetto di spesa per le assunzioni e stanziare fondi adeguati: ma davvero Meloni pensa che non sia un problema di risorse?”.
La situazione dei Pronto soccorso è precaria. Lei è napoletana. In Campania sono al palo le convenzioni con i Policlinici e come in quasi tutte le Regioni del Sud il quadro è ultra-precario.
“Tra gli altri, il NurSind Campania da anni denuncia la situazione disastrosa dei pronto soccorso e la mancata attuazione da parte della Regione delle linee di indirizzo per gestire il sovraffollamento. Sul territorio chiediamo l’apertura di altri presidi, emblematico è il caso del San Giovanni Bosco a Napoli. Rimane il grave dato della carenza di personale e di una rete di medicina territoriale ridotta all’osso. Più volte su questo ho interrogato il governo senza ricevere risposte”.
Crede che l’Autonomia differenziata peggiorerà sulla sanità il gap tra Nord e Sud del Paese?
“Il gap è già ora drammatico: le autonomie sancirebbero la scomparsa della garanzia di un diritto di tutti i cittadini. La pandemia ci ha mostrato quanto sia indispensabile che i diritti fondamentali vengano garantiti a tutti allo stesso modo, con una regia centrale e non attraverso 21 sanità differenti. Alle autonomie rispondiamo con una pdl a mia prima firma per riformare il Titolo V e riportare la gestione della sanità sotto il controllo dello Stato”.