Era il 2011 quando le Nazioni Unite tramite la Risoluzione 66/170 hanno deciso di istituire la “Giornata internazionale delle bambine e delle ragazze” con la finalità di promuoverne l’emancipazione. Un problema troppo spesso sottovalutato nella sua peculiarità al punto da impedire l’elaborazione di politiche mirate che possano consentirne il superamento.
Il riscaldamento globale aumenta la povertà in Africa. Così il matrimonio diventa l’unica via di fuga dalla fame
Stando agli ultimi impressionanti dati diffusi da Save the Children il numero delle bambine che rischiano di subire un danno dal combinato disposto del cambiamento climatico e del matrimonio infantile crescerà del 33% raggiungendo, entro il 2050, i 40 milioni circa. Il dato interessante che emerge dal nuovo Rapporto il cui titolo è Girl at the center of the storm: her planet, her future, her solutions – che dovrebbe spingerci a riflettere se non vogliamo mancare l’obiettivo 5 del piano di sviluppo Onu – è che circa i due terzi dei matrimoni infantili avvengono in regioni con rischi climatici superiori alla media.
La maggior parte dei Paesi interessati dal fenomeno si trova nell’Africa sub-sahariana, realtà in cui la violenza del cambiamento climatico a danno di attività agroalimentare, dalle quali dipende il benessere economico, hanno visto famiglie finite sul lastrico combinare matrimoni per sottrarre se stesse e le proprie figlie alla povertà estrema. Per queste bambine costrette a sposarsi in così giovane età non esiste diritto all’istruzione: o non vengono mai iscritte a scuole o sono costrette a lasciarla da un giorno all’altro, appena si presenta l’occasione di darle in sposa ad un uomo disposto a mantenerle.
In questi anni in cui il contrasto alla violenza di genere è entrato nelle nostre vite grazie a campagne di sensibilizzazione e a leggi che mirano a contrastare quanto prima legittimavano (il delitto d’onore è stato abrogato solo nel 1981), abbiamo imparato quanto l’indipendenza economica e l’istruzione siano presupposto per decidere liberamente della propria esistenza sottraendosi al dominio di chi ritiene il genere femminile inferiore in dignità e diritti. Occorre che i governi, le ong e le Nazioni Unite stesse riconoscano la crisi climatica come responsabile della crisi alimentare con ricadute emergenziali sui diritti delle bambine.
Gli ultimi dati di Save the Children certificano il collegamento tra torture femminili e crisi ambientale
Inger Ashing, Ceo di Save the Children International, non poteva dirlo meglio: “I rischi per le ragazze sono reali: rischi di molestie e abusi sessuali, che le ragazze affrontano nel caotico periodo dopo un disastro a causa del sovraffollamento e della mancanza di servizi sicuri, il rischio di essere costrette a sposarsi prima dei 18 anni, mentre le famiglie, impoverite da anni di siccità, soffrono la fame e devono prendere decisioni impossibili su chi sfamare. La crisi climatica globale sta già cambiando la vita e il futuro delle bambine.
Eppure, nonostante questi impatti che pesano maggiormente sulle ragazze, meno del 2% dei piani climatici nazionali in tutto il mondo le menziona e prende in considerazione in modo esplicito e significativo i loro bisogni e il loro coinvolgimento”. Troppe volte siamo costretti a dover convincere i negazionisti del cambiamento climatico che il problema non solo esiste, ma che le sue conseguenze possono essere eterogenee e devastanti. Assumiamo nella giornata di oggi, dedicata alle bambine e alle ragazze di tutto il mondo, l’impegno a tutelare l’ambiente perché anche questo vuol dire proteggere il loro futuro al pari di un fiore che ha il diritto di sbocciare.