L’attacco a Israele ha colto di sorpresa e ha stupito, anche per certe tattiche inusuali. Ma ora temo che i palestinesi la pagheranno cara, soprattutto i civili di Gaza.
Ernesto Volli
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Gentile lettore, non c’è dubbio che il prezzo di sangue sarà altissimo. Israele ha i mezzi e la volontà, come ha detto Netanyahu, di infliggere lutti senza precedenti: ne vediamo l’anticipo con le bombe su Gaza. I palestinesi non possono vincere la guerra, tuttavia hanno già ottenuto una vittoria strepitosa. Un piccolo popolo, “ridotto all’età della pietra” come amano affermare certi politici israeliani, ha dimostrato di essere capace di concepire un piano audace e immaginifico: muraglie scavalcate coi deltaplani, attacchi contro l’esercito con nugoli di motociclette (un miliziano guida e l’altro spara), 5000 missili lanciati in poche ore dopo aver acciecato, non sappiamo come, lo scudo difensivo Iron Dome, ondate di droni, distruzione di carrarmati. Nessuno immaginava che i palestinesi avessero potuto costituire, in una Gaza assediata da tutti i lati, un arsenale di tale misura e con tali tecnologie. E poi Hamas ha preso centinaia di prigionieri, che peseranno non poco e garantiranno il rilascio di migliaia di miliziani ora in carcere. È stata la maggiore insorgenza della Storia palestinese. Ma il successo più grande è di aver dimostrato che la causa palestinese non è morta e quel popolo non è domabile. Comunque finisca sul piano militare, la diplomazia dovrà ripartire dopo 10-15 anni di mancati negoziati. E allora tornerà quell’ipotesi di “due popoli, due Stati” che il mondo chiede e Israele ha sempre avversato.
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