Per non essere triviale non scriverò quanto può fregare al leader israeliano Netanyahu delle mozioni del Parlamento italiano. Fosse stata anche unitaria non avrebbe comunque cambiano una virgola nella tragedia in Medio Oriente. Dunque, ancor di meno incideranno le mozioni nelle università, le pagliacciate di showmen infagottati nelle bandiere con la stella di David o le proteste studentesche.
Con i mille morti contati finora, e un numero superiore se partirà l’invasione di Gaza, le chiacchiere servono solo a polarizzare il fronte interno, in un eterno derby tra rossi e neri, Montecchi e Capuleti, interisti e milanisti, com’è nella nostra tradizione. Un gioco a dividerci in tifoserie, che nel vincolo dell’appartenenza spengono in ciascuno il lume della ragione. In questo modo diventa più facile imbrogliare le carte, e far passare tutti i palestinesi per terroristi o Israele senza macchia nel mancato riconoscimento di uno Stato palestinese.
In nome di tale contrapposizione si può giustificare tutto, anche una reazione disumana all’aggressione terroristica, che colpisca bambini e innocenti allo stesso modo con cui sono stati trucidati in tanti nei kibbutz. Una vendetta che mette tutti sullo stesso piano, un gradino sotto le bestie, alimentando un’escalation di violenza da cui sarà ancora più difficile tirarsi fuori. Per questo le uniche manifestazioni che hanno senso sono quelle per spingere chi ci governa a non fare lo stesso errore dell’Ucraina, aggiungendo armi e fuoco a un incendio che nessuno poi potrà spegnere.