Napoli e i suoi due volti. Un atavico contrasto tra sacro e profano, tra bene e male. L’hanno studiata in tanti, analizzata in tutte le sue sfumature cercando di coglierne l’essenza. Il 4 maggio è sulle pagine dei media internazionali per la vittoria del terzo scudetto; dopo solo quattro mesi è protagonista per l’ennesimo omicidio di una vittima innocente della criminalità, Giovanbattista Cutolo, 24 anni, musicista della Nuova Orchestra Scarlatti, ucciso in piazza Municipio da un minore per futili motivi. Qual è la vera Napoli? Quella “mille culure”, accogliente, folkloristica e “dove tutti sorridono” oppure quella che alleva baby camorristi senza pietà pronti a sparare tra la folla in pieno giorno per uno sguardo di troppo? L’abbiamo chiesto a Lina Sastri, attrice e cantante di successo. Conosce la città in tutte le sue peculiarità, ci è nata, l’ha vissuta, ne ha studiato la storia, apprezzato le tradizioni e constatato però anche le eterne contraddizioni che la caratterizzano e la rendono nota a livello mondiale. Oggi, quando può, torna nella sua casa ai Quartieri Spagnoli dove per arrivare si perde tra la gente ed è da lì che risponde alle nostre domande.
Da un lato c’è la festa scudetto che ha coinvolto tutti i quartieri della città e dall’altro gli episodi di violenza che sono all’ordine del giorno. Secondo lei sono due volti di una stessa medaglia?
“Assolutamente sì. Siamo di fronte ad una generazione allo sbando, che non ha punti di riferimento. In alcuni casi, si tratta di giovani che nascono in famiglie che li ‘allenano’ fin da piccoli alla malavita. Non lo dico per difendere Napoli ma, quando episodi simili si verificano qui fanno notizia, se accadono in altre città non hanno questo rilievo. La città in passato è sempre stata caratterizzata dalla bellezza e dalla bruttezza, come cantava il nostro Pino Daniele. Era però il lato negativo a prevalere. Da alcuni anni invece prima della pandemia Napoli ha vissuto e vive un rinascimento straordinario”.
Cosa intende?
“Mi riferisco al turismo che in passato c’era a stento. Io ho una casa ai Quartieri Spagnoli e oggi bisogna chiedere permesso per passare. È lo Stato che dovrebbe proteggere una città che tanto regala in cultura, pensi solo al cinema, si girano quotidianamente film e fiction che danno lavoro a tante persone. Sappiamo quanto sia difficile per molti arrivare alla fine del mese, dopo anche la mancanza del reddito di cittadinanza e questo può solo alimentare situazioni di malavita. È sempre lo Stato che dovrebbe intervenire ma, non mi pare sia così presente”.
Si parla spesso di assenza di cultura, carenza di maestri. È questa secondo lei la causa?
“Sicuramente è una delle problematiche ma, non l’unica. È una causa sociale. Lo hanno detto in passato Pasolini e poi la Ortese, la società vive un abbassamento di livello sempre più forte. I giovani sono educati più all’avere che all’essere. Non c’è la necessità di sapere, basta collegarsi sul web per conoscere. E tutto questo comporta una sommarietà di nozioni che trattengono nell’ignoranza e nella solitudine”.
Lei è stata una delle grandi protagoniste nei festeggiamenti del terzo scudetto del Napoli, ma ha vissuto anche i due precedenti, quando c’era il Pibe de Oro. Dal suo punto di vista come è cambiata in tanti anni la città?
“La vittoria dello scudetto è stata meravigliosa, lo sport è rimasto però l’unica cosa ad unire le persone, una volta c’erano i cortei, la religione, un partito politico. Ora c’è solo calcio, bisognerebbe tenerne conto. Ai tempi di Maradona ci fu una festa improvvisa, oggi tutto viene pubblicizzato con largo anticipo e quando è il momento di vivere l’attimo non è più “il sabato del villaggio”.
Lei sarà a Napoli il 9 e 10 dicembre al teatro Augusteo in scena con “Eduardo Mio”, poi a Milano e Roma. Da dove nasce la scelta di raccontare Eduardo?
“Non è stato assolutamente facile. Ho pensato che l’unico modo onesto fosse quello di raccontare ciò che avevo vissuto in prima persona quando ero molto giovane. Il nostro incontro, la prima battuta e poi il riuscire a guadagnare la sua stima. Sarò in scena in teatro con cinque musicisti straordinari, ci saranno dei classici napoletani e poi brevi citazioni di alcune sue opere, tra queste ‘Filumena Marturano’. C’è l’uomo Eduardo, oltre che l’artista.”
Qual è l’insegnamento più importante che le ha trasmesso?
“L’ho scoperto nel tempo, ero troppo giovane per capire quando l’ho incontrato. Avevo appena debuttato nel teatro di ricerca. Con Eduardo ho iniziato facendo prima la comparsa, poi qualche battuta fino ad arrivare a ‘Natale in casa Cupiello”. Negli anni ho ritrovato il suo insegnamento e non mi riferisco solo agli aspetti teorici ma al modo di vivere il palcoscenico, come l’arrivare prima di tutti, l’andarsene per ultimo, il sacrificio, il rigore e in primis il rispetto per il pubblico”.
Attrice di teatro, cinema, fiction, regista, scrittrice senza dimenticare la musica: chi è Lina Sastri?
“Credo sia tutte queste cose che poi alla fine riconducono sempre alla stessa persona. Quando si interpreta un personaggio si trasmette sempre l’allegria ma anche il proprio dolore. Ora tra i vari impegni, ho anche fatto la mia prima regia di un film ‘La casa di Ninetta’, ispirato a un libro dedicato a mia madre morta di alzheimer, ne sto ultimando la post-produzione”.
Il suo rapporto con il pubblico?
“Il pubblico è il compagno della mia vita, l’amico che mi conosce e mi vuole bene. È tutto. E quello di Napoli…”.