Il timore di una escalation della guerra in Israele fa tremare le borse europee e pesa sul mercato energetico, con un rimbalzo tanto per il prezzo del gas quanto per quello del petrolio.
Le borse europee hanno aperto la seduta in calo, con il Ftse Mib che perde anche l’1%, mentre il prezzo del gas ha superato i 40 euro al megawattora. In risalita anche il petrolio che guadagna il 5%.
Sale il prezzo del gas e del petrolio
Apertura in crescita per il prezzo del gas, che supera i 40 euro al megawattora in apertura di contrattazioni a causa del timore di un peggioramento del conflitto in Medio Oriente. Le quotazioni ad Amsterdam sono salite dell’8,3%, raggiungendo quota 41,40 euro al megawattora. Pesa, inoltre il rischio di nuovi scioperi minacciati dai lavoratori degli impianti di Gnl in Australia. La speranza è che il clima mite possa compensare i timori dei mercati.
L’altro fronte da tenere d’occhio è quello del petrolio, che guadagna il 5% sulla scia dei timori di una guerra più ampia tra Israele e Hamas. L’aumento è di oltre 3 dollari al barile negli scambi asiatici: il Brent guadagna il 3,39% e raggiunge gli 87,44 dollari al barile, mentre il Wti cresce del 3,76% a quota 85,89 dollari. Per Stephen Innes, di Spi Asset management, “interruzioni o escalation nella regione possono avere implicazioni di vasta portata per i mercati energetici, le catene di approvvigionamento globali e le dinamiche geopolitiche”.
Il conflitto in Medio Oriente sembra avere ripercussioni immediate sul mercato europeo e italiano, come spiega anche il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, che parla di una “situazione di emergenza che rischia di far esplodere altre problematiche, per esempio per l’energia”.
Il ministro prosegue: “Così come è accaduto per la guerra della Russia in Ucraina per il gas, così potrebbe accadere di nuovo perché da quei paesi dal Nord Africa arrivano altre risorse. Dobbiamo capire anche se dobbiamo pensare all’autonomia energetica del nostro Paese”.