La fame di potere delle destre a viale Mazzini è inesauribile. Dopo aver occupato, con discreto anticipo, tutto quello che poteva occupare, adesso il governo Meloni è pronto a sferrare il colpo finale per accaparrarsi anche la settima poltrona del consiglio di amministrazione della Rai, rimasta vacante dopo la scomparsa improvvisa di Riccardo Laganà il 10 agosto.
La procedura per eleggere il componente del cda espresso dall’assemblea dei dipendenti della Rai è ormai partita. Le votazioni si terranno entro fine novembre. Ma soprattutto a essere partite sono le manovre politiche e i giochi di potere da parte delle destre per piazzare un consigliere amico loro. Come ha spiegato Giovanni Valentini (ex direttore dell’Europeo e dell’Espresso e già vicedirettore di Repubblica, autore della rubrica ‘Il sabato del villaggio’ sul Fatto Quotidiano) il successore di Laganà potrà essere l’ago della bilancia nelle decisioni del cda.
Il governo Meloni è pronto a sferrare il colpo finale per accaparrarsi anche la settima poltrona del consiglio di amministrazione della Rai
“Su sette consiglieri – ha detto in un’intervista a La Notizia – ben sei sono frutto della partitocrazia. L’unico componente del cda estraneo alla politica è quello scelto dai dipendenti Rai. Nella situazione attuale, due consiglieri sono stati nominati dall’attuale opposizione, due dalla Lega e da Forza Italia – con la colpevole esclusione di Fratelli d’Italia -, uno dal governo Draghi ossia la Soldi e uno da quello della Meloni. In queste condizioni il rappresentante dei dipendenti che dovrà succedere al compianto Riccardo Laganà, il quale si è distinto per essere sempre stato super partes, può essere l’ago della bilancia. Ragion per cui mi sembra pericoloso, come ho già avuto modo di scrivere sul Fatto Quotidiano, quest’assalto finale con cui le destre stanno provando ad assoggettare ancor di più il servizio pubblico, premendo affinché il settimo consigliere sia scelto in un’area a loro vicina”.
Ebbene appena qualche giorno fa, l’Associazione Rai Bene Comune – Indignerai, fondata da Laganà, ha deciso di candidare Davide Di Pietro. Con l’obiettivo di “proseguire quel cammino di difesa del Servizio Pubblico, abbiamo individuato – ha scritto Indignerai – in Davide Di Pietro, già vice presidente di questa associazione, il candidato che interpreta quei principi per i quali ci battiamo da oltre 12 anni. Certi che Davide saprà rappresentare con serietà, ascolto e determinazione le istanze dei dipendenti Rai, nessuno escluso, apriamo al dialogo con tutte le realtà organizzative che operano in azienda, siano esse sindacati, associazioni, gruppi di lavoratori che vogliano condividere un percorso unitario e costruttivo e supportare un impegno mirato prioritariamente alla salvaguardia e tutela di questa nostra azienda e dei suoi dipendenti”.
A questa candidatura, tra lo stupore e lo sconcerto, ha replicato l’Ugl, sindacato storicamente vicino alle destre. “Ferma restando la libertà di dare sostegno a chi si desidera, auspichiamo – ha scritto in un comunicato – che non si voglia sostenere la candidatura di colleghi o colleghe legati a Indignerai. Esperienza che valutiamo totalmente negativa per l’interesse dei lavoratori e della stessa azienda. La stagione dell’antipolitica e della contrapposizione fine a stessa ha dato frutti avvelenati per tutto il Paese. Oggi è il momento di voltare pagina!”.
La verità è che l’Ugl è pronta a presentare un suo candidato per la settima poltrona del cda. Ma fa certo specie che per smontare la candidatura di Di Pietro che, come Laganà, potrebbe risultare uomo scomodo, non essendo, entrambi, espressione di gruppi di potere si utilizzi la teoria dell’antipolitica laddove la Rai è da sempre espressione di una lottizzazione politica spregiudicata e selvaggia. Sul fronte c’è anche l’Usigrai che, recentemente, è stato oggetto di duri attacchi da parte di esponenti di destra, tra cui il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri, per un’inchiesta su un presunto ammanco di gestione.
Il sindacato Ugl anziché spingere il proprio candidato spara su quello di Indignerai
Gli attacchi rivolti soprattutto all’ex segretario Vittorio Di Trapani, oggi presidente della Fnsi, avrebbero come obiettivo quello di evitare la candidatura di un uomo vicino all’Usigrai. Si era fatto il nome dello stesso Di Trapani. “A destra hanno bisogno urgente di un loro sindacato dei giornalisti. Quelli autonomi e indipendenti non vanno bene. Ce ne vuole uno al servizio della maggioranza che vuole finire di occupare la Rai, senza il fastidio di chi oggi, come ieri, chiede una riforma che liberi dall’influenza dei partiti il servizio pubblico. Chi attacca l’Usigrai vuole un sindacato al guinzaglio di chi immagina una Rai asservita ai governi di turno e ai partiti che con una mano occupano e con l’altra stritolano l’azienda sulle risorse evocando a giorni alterni l’esigenza di privatizzarla”, ha reagito tempo fa agli attacchi l’Usigrai in un durissimo comunicato. Gli stracci in Rai continuano a volare.