Si dice spesso che il Mediterraneo è diventato un cimitero ma forse nessuno immagina le proporzioni del fenomeno secondo cui, in dieci anni, hanno già perso la vita oltre 22mila migranti. Un dramma senza fine e con numeri spaventosi che è stato messo nero su bianco dall’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim) in collaborazione con l’Unhcr, ossia l’agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati, e dall’Unicef, il Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia.
In dieci anni, secondo i dati di Oim e Unhcr, nel Mediterraneo hanno perso la vita oltre 22mila migranti
Dati alla mano, dal 2013 a oggi i morti sono stati almeno 22.300 mentre sono già più di 2mila quelli che hanno perso la vita o risultano dispersi nell’ultimo anno. Sebbene la maggior parte di essi non sia stata identificata, secondo le recenti stime diffuse dall’Unicef, negli ultimi 12 mesi sarebbero almeno 289 i minori, 11 ogni settimana, che hanno perso la vita.
“A distanza di dieci anni i migranti e rifugiati che attraversano il Mediterraneo non hanno ancora altra scelta se non quella di affidarsi a trafficanti senza scrupoli che li mettono in mare su barche sovraffollate e inadatte alla navigazione, talvolta in condizioni metereologiche proibitive” si legge nella nota dell’Oim.
Il 3 ottobre 2013 al largo di Lampedusa persero la vita 368 migranti
“Tentano la traversata persone in fuga da povertà, cambiamenti climatici o per scappare da guerre, persecuzioni e contesti pericolosi, siano essi nei loro Paesi di origine, in quelli di transito o di prima destinazione, quali Libia e Tunisia. Si tratta di persone che cercano sicurezza, protezione e migliori opportunità per sé e per le loro famiglie” continua il documento che sottolineano come “a seguito della tragedia del 3 ottobre 2013”, quando persero la vita 368 persone nello spaventoso naufragio al largo di Lampedusa, “furono avviate operazioni di salvataggio coordinate fra le autorità italiane ed europee per prevenire ulteriori tragedie in mare”.
Peccato che “negli ultimi anni, anche in seguito alla fine di tali operazioni congiunte, e nonostante gli sforzi della Guardia Costiera e delle altre autorità competenti, il meccanismo di soccorso in mare nel Mediterraneo centrale è diventato insufficiente” e per questo “l’Oim, l’Unhcr e l’Unicef sollecitano maggiori risorse europee a supporto di un’operazione di ricerca e salvataggio dedicata, proattiva e coordinata”. Tutte misure che difficilmente vedranno la luce in tempi brevi.