Sono bastate poche righe per fregarsene della norma Cartabia sulle “porte girevoli” tra politica e magistratura: Alberto Rizzo, attuale braccio destro del Guardasigilli Carlo Nordio, e Alfredo Storto, in servizio al ministero delle Infrastrutture guidato da Matteo Salvini, potranno tornare a indossare la toga senza troppe preoccupazioni.
Emendamento su misura per i capi di gabinetto di Nordio e Salvini. Potranno tornare a indossare la toga senza troppe preoccupazioni
La norma è stata inserita in un decreto che avrebbe dovuto occuparsi di banche e prezzi dei biglietti aerei a firma della senatrice leghista Tilde Minasi. “Al fine di consentire la continuità nella gestione delle attività amministrative connesse all’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza”, si legge, fino al 31 agosto 2026 il termine di un anno entro il quale non scatta il divieto “è modificato in due anni in relazione agli incarichi (…) assunti presso amministrazioni titolari di interventi previsti nel Piano”.
Un nuovo comma consentirebbe a Rizzo e Storto di rientrare in ruolo aggirando il divieto della riforma Cartabia
Da quanto ricostruisce Il Fatto Quotidiano contro Rizzo ci sarebbe la guerra sotterranea della sua vice, l’ex deputata di Forza Italia Giusi Bartolozzi, che aspira a prenderne il posto. Per lui potrebbero aprirsi nel 2024 le porte del Tribunale di Firenze o della Corte d’Appello di Brescia, dopo sette anni e mezzo come consulente della Protezione civile e poi come ispettore del ministero della Giustizia.
Lo stesso vale per Storto, magistrato amministrativo, capo di gabinetto di Salvini e già capo dell’ufficio legislativo di plurimi ministeri (è stato già alle Infrastrutture con il 5 stelle Danilo Toninelli nel Conte I). E le porte continuano a girare.