Non nasconde la sua preoccupazione per lo spread in rialzo Carlo Bonomi, presidente di Confindustria. In un’intervista a la Repubblica, Bonomi si dice preoccupato per il differenziale tra Btp e Bund tedeschi che ieri ha raggiunto i 200 punti, per poi riscendere intorno a quota 195.
Il timore è legato al maxi debito pubblico italiano: “Lo spread ci preoccupa molto, ho visto che il ministro Giorgetti ha detto che il solo aumento del differenziale quest’anno brucerà 15 miliardi”.
Bonomi lancia l’allarme sullo spread
Il presidente di Confindustria si dice quindi allarmato per lo spread e sottolinea che ora sarebbe importante escludere gli investimenti dal Patto di stabilità. In Italia il tema è “che bisogna rivedere seriamente la spesa corrente, sono oltre 1100 miliardi all’anno”, afferma ancora Bonomi. Che non nasconde preoccupazione anche per il rallentamento dell’economia tedesca, che quest’anno registrerà una contrazione.
Il governo non è preoccupato
Dall’altra parte c’è il governo, con il sottosegretario all’Economia Federico Freni, che allontana questi timori. Parlando a Radio 24, Freni sostiene che “200 punti di spread, con un calo a 194-196, non è affatto un tasso preoccupante”. Il sottosegretario ricorda: “Noi avevamo ad aprile e maggio di quest’anno uno spread più alto. Se guardate le serie storiche, punti di spread, non è affatto una reazione preoccupante, anche perché il livello dei tassi attuali con il tasso su Btp decennale a 4,8 crea sicuramente un peso per le finanze pubbliche in termini di spesa per interessi, il che ovviamente aggrava progressivamente la percezione dei mercati”.
Freni dice che non si preoccupa “minimamente: non siamo nel 2011, non c’è assolutamente il rischio reazioni dei mercati, anche perché l’Italia è considerata oggi un Paese molto più affidabile di quanto non lo fosse considerato in altri tempi”. L’allarme ci sarebbe solo in caso di netta salita, secondo il sottosegretario, con una “soglia di guardia” che potrebbe essere intorno al “massimo della serie storica toccato negli ultimi quattro anni, quindi 340/350, che è il massimo dal 2018 a oggi”.