Il brutto vizio della sosta selvaggia è duro a morire, ma ci sono anche casi in cui è difficile anche da punire. Ed è esattamente ciò che accade a Roma, dove i veicoli in doppia fila sono all’ordine del giorno. Sono segnalati spesso e volentieri nelle vie più frequentate, sui marciapiedi, in curva, davanti ai negozi, e non vengono nemmeno rispettati né gli attraversamenti pedonali né gli scivoli per disabili.
Il brutto vizio della sosta selvaggia è duro a morire, ma ci sono anche casi in cui è difficile anche da punire. Come a Roma
E le rimozioni? Ferme al palo. Il nuovo servizio, infatti, che dovrà rendere gli interventi più veloci e capillari, ma anche meno costosi per gli utenti, non è ancora operativo. Perché? Lo scorso marzo è stata chiusa la gara pubblica indetta dal Campidoglio, che si è aggiudicata un consorzio che dovrà prendere il posto delle tre società che effettuavano le rimozioni fino allo scorso febbraio e che spesso si sono avvalse della manodopera di terzi, attraverso i subappalti, nel tentativo di fronteggiare l’enorme mole di richieste. Il risultato oggi è la paralisi del servizio. Ma oltre all’enorme mole di lavoro c’è anche un altro tema: quello dei depositi.
Al momento in città, le quattro rimesse disponibili, si trovano ai confini con il Raccordo: in via Prenestina, via dei Laghi Sportivi (Tor Cervara), via Pian Due Torri (Magliana) e via della Pisana (Portuense). Obiettivo del Comune, con il nuovo servizio, è anche quello di raddoppiare il numero dei depositi aggiungendone quattro in zone più centrali. Velocizzare le operazioni dei carri gru consentirebbe di aumentare il numero degli interventi e ridurre i costi per i cittadini. Anche perché il numero maggiore di rimozioni è concentrato nelle aree urbane centrali e non nelle periferie.
Troppi carri gru rimasti fermi. Si viaggia su numeri ben al di sotto dei 105 interventi al giorno del 2022
Basti pensare che lo scorso anno si viaggiava sulle circa 105 rimozioni al giorno che interessavano quasi esclusivamente il centro storico, e zone limitrofe (Flaminio, Prati e Trionfale, San Giovanni, Testaccio e Ostiense). C’è da dire che i costi per l’utenza erano e sono tutt’ora vertiginosi: si paga fino a 250 euro per il riscatto dell’auto, circa 60 euro per la multa elevata dai vigili urbani e poi ci sono le eventuali spese di spostamento, in taxi o con altri mezzi, per recuperare il veicolo alla periferia della città.
Per non parlare della quota di supplemento in caso di operazione notturna. Quindi il Comune puntava a più rimozioni e costi calmierati, grazie al nuovo servizio. Obiettivo diventato utopia negli ultimi mesi. L’attesa dell’avvio del servizio si aggiunge, poi, ad anni di mancanze. Già nel 2018 la giunta M5S di Virginia Raggi aveva provato a far ordine ma i giudici del Tar avevano bloccato la gara e l’amministrazione non ha potuto far altro che optare per l’affidamento diretto: le tre società coinvolte, però, non avevano depositi, mezzi e risorse umane sufficienti a coprire il territorio in modo capillare. E, tra l’altro, il contratto stipulato a quei tempi, è scaduto a febbraio scorso e ora è in proroga.
La gara è stata aggiudicata lo scorso marzo. Ma il vincitore non ha ancora fornito le garanzie
Il nuovo appalto – se mai ingranerà la marcia giusta – permetterà di riordinare e potenziare il servizio e di dare una risposta a una sessantina di lavoratori del settore che confidano nella stabilizzazione. A questo problema se ne aggiunge un altro: la mancanza di taxi. Roma è da bollino nero. Così Roberto Gualtieri è tornato a spingere sull’aumento delle licenze, ma siamo ancora solo alle chiacchiere il Campidoglio non perde occasione di ribadire un concetto: il numero di tassisti va incrementato. Ed è tornato a ribadirlo Eugenio Patanè l’assessore capitolino ai trasporti: “Va adeguato il numero di licenze taxi in vista del Giubileo” ha premesso l’assessore che, sul tema, ha dichiarato l’intenzione di avviare “una consultazione con le organizzazioni sindacali per capire insieme come affrontare questo percorso”.