Per carità: non c’era alcun annuncio ufficiale o dichiarazione che lasciasse intendere che un contro faccia a faccia sarebbe avvenuto. Ma i rumors, confermati poi da vari articoli di giornale mai smentiti da Palazzo Chigi, lasciavano pensare che una sorta di mini-vertice tra Giorgia Meloni e Daniela Santanchè ci sarebbe stato a margine del consiglio dei ministri di ieri. E invece – a meno che tutto non sia avvenuto lontano da occhi indiscreti, scenario tutto sommato plausibile – nulla è accaduto. O, quantomeno, nulla è dato sapere. Col risultato che, dopo la vicenda Visibilia, chi pensava a potenziali dimissioni della ministra del Turismo è rimasto deluso. La Santanchè, col placet della Meloni, rimane salda al suo posto. Senza nessuna (apparente) tirata d’orecchie.
Giallo sull’incontro di ieri tra Meloni e Santanchè sul caso Visibilia. La ministra, intanto, finisce nel mirino dei nuovi vertici aziendali
Eppure di cosa da chiarire ce n’erano, eccome. La vicenda Visibilia, come noto, ha riempito le cronache politiche per tutta l’estate praticamente. Di fronte al Parlamento, con invidiabile coraggio, la ministra Daniela Santanchè aveva ribadito la bontà del suo ruolo di imprenditrice, anche con un certo vanto. I pubblici ministeri di Milano, Luigi Luzzi e Giuseppina Gravina, però, l’hanno pensata diversamente dato che solo pochi giorni fa hanno bocciato la richiesta di concordato della Ki Group, società del settore biologico gestita negli anni scorsi dalla ministra e dall’ex marito Canio Mazzaro.
Secondo la documentazione della Procura i magistrati hanno concluso “rilevando la manifesta inattitudine del piano proposto dalla ricorrente e la non fattibilità dello stesso con riguardo alle garanzie offerte per assicurare la liquidazione”, con un riferimento ai profili penali visto che sarebbe stato fatto “in palese danno e in frode ai creditori con conseguente pregiudizio, aggravato, inoltre, dalla mancata comunicazione agli organi della procedura di importanti informazioni, come sopra evidenziato, sia con riguardo alle integrazioni richieste dal Tribunale sia con riguardo alle reali condizioni attinenti lo stato di salute economico-finanziario della società Bioera Spa”.
Nel tentato concordato Mazzaro proponeva di salvare Ki Group attraverso una serie di operazione tra gruppi, ma i magistrati hanno ritenuto “non credibili” le garanzie proposte proprio a causa delle difficoltà di Bioera, che non può indebitarsi ulteriormente stante la sua disastrata situazione finanziaria. Secondo la Procura la società che avrebbe dovuto essere una garanzia, Bioera, sarebbe afflitta da una crisi d’insolvenza mai dichiarata e per di più “non reversibile”. Per questo i pm chiedono ora la liquidazione giudiziale di Ki Group, di altre due società del gruppo e della stessa Bioera.
Per gli attuali amministratori tutte le irregolarità sarebbero imputabili a Ruffino e all’attuale ministra del Turismo
Intanto è scattata la controffensiva degli amministratori di Visibilia nei confronti dei pm di Milano e degli azionisti di minoranza, tutta all’insegna dello scaricabarile sui vecchi amministratori. Ovvero la fondatrice e amministratrice sino a fine 2021 Santanchè, sotto indagine al momento (almeno secondo le notizie di stampa) per falso in bilancio e bancarotta insieme al compagno Dimitri Kunz, alla sorella Fiorella Garnero e ad altri tre manager. Ma c’è anche Luca Ruffino, ex azionista di maggioranza e capoazienda sino al suo misterioso suicidio. I nuovi amministratori attaccano le richieste avanzate dai Pm milanesi il cui tecnico parla di “gravi irregolarità” nei bilanci sin dal 2016, e vanno all’assalto pure dei piccoli azionisti capitanati da Giuseppe Zeno che in una denuncia hanno chiesto l’ispezione della società.