Soldi, money, dinero. Miliardi tolgono il sonno al governo Meloni in vista della prossima Manovra. Dove trovarli? Un vero e proprio rompicapo per il governo Meloni che, al pari di quelli che lo hanno preceduto, deve farsi i conti in tasca pure per fare fronte alla grave situazione sanzionatoria che vede il nostro Paese pagare, ogni anno, multe milionarie alla Commissione europea per il mancato recepimento delle direttive comunitarie. In questo il governo di Giorgia, il governo del cambiamento, si comporta come quelli che lo hanno preceduto. Ecco la situazione.
L’Italia ha ancora aperte 83 procedure d’infrazione. 62 riguardano la violazione del diritto europeo e 21 il mancato recepimento di direttive
L’Italia ha ancora oggi aperte ottantatré procedure d’infrazione europee. Sessantadue di queste riguardano la violazione del diritto europeo e ventuno il mancato recepimento delle direttive comunitarie. Sei di queste sono già state sanzionate. Si va dalla mancanza di un sistema di gestione dei rifiuti in Campania alla mancata messa a norma di molte discariche “abusive”, dal mancato trattamento delle “acque reflue” al mancato recupero di finanziamenti ad aziende private considerati dalla Commissione Ue aiuti di Stato.
Una serie di contestazioni messe nero su bianco nella “Relazione sull’impatto finanziario degli atti e delle procedure giurisdizionali e di precontenzioso con l’Unione europea” trasmessa ad aprile di quest’anno al Parlamento dal ministero dell’Economia e delle Finanze in concerto con il ministero per gli Affari europei. Per i due ministeri “le somme versate dall’Italia a titolo di sanzione risultano, per il protrarsi delle penalità di mora, sensibilmente maggiori rispetto a quelle indicate, avendo a oggi (aprile 2023, nda) superato il miliardo di euro.”
Discariche abusive. Pattumiera Campania
Partiamo dalla situazione più pericolosa: la gestione dei rifiuti. Nel 2007 la Commissione Ue aveva censito in Italia 218 discariche di rifiuti abusive chiedendo all’Italia di sistemare la situazione. Dopo 16 anni le discariche irregolari sono 198 con ben 14 di queste contenenti rifiuti pericolosi. Nel 2014 la Corte di giustizia europea sanziona il nostro Paese con un’ammenda di 40 milioni e 800 mila euro “per ogni semestre di ritardo nell’attuazione delle misure necessarie”. La situazione peggiore si trova in Campania. Nel 2007 la Commissione Ue incolpa il nostro Paese non solo per le discariche abusive mai bonificate, ma anche la mancata creazione in Campania “di una rete integrata ed adeguata di impianti atta a garantire l’autosufficienza nello smaltimento dei rifiuti sulla base”.
Nel 2012, alla scadenza del termine impartito per l’esecuzione della sentenza (15 gennaio 2012, nda), la Commissione rileva come in Campania persistessero “carenze strutturali in termini di impianti di smaltimento dei rifiuti” ovvero mancanza di discariche per stoccare 1.829.000 tonnellate di rifiuti generici, mancanza di termovalorizzatori per bruciare 1.190.000 tonnellate di rifiuti compatibili, mancanza di impianti per il trattamento di 850.500 tonnellate di rifiuti organici. A questa lista della spesa si devono aggiungere le 5 tonnellate di eco balle da decenni abbandonate a se stesse.
Nel 2015 la Corte di giustizia Ue multa l’Italia con una sanzione forfettaria di 20 milioni di euro che aumenteranno di 120.000 euro per ogni giorno di ritardo nell’adempimento della direttiva. Se si sommano le due “sanzioni” dal 2014 al 2021 l’Italia ha pagato una multa di 534.725.000 euro, che a dicembre 2023 diventeranno 577.925.000 euro. Ad aprile 2022 la regione Campania pubblica un comunicato stampa su questa infrazione. La Commissione Ue – scrive la regione nel comunicato – dopo aver valutato le informazioni trasmesse dalle Autorità italiane, con la quale è stata fornita prova del collaudo e della messa in funzione dell’impianto di Caivano, destinato a trattare una parte consistente di rifiuti storici, pari a circa 2 milioni di tonnellate, e a produrre combustibile solido secondario, ha deciso che a partire da maggio la multa giornaliera sarà dimezzata a 60.000 euro.
Per Vincenzo De Luca – conclude il comunicato – si tratta di una vittoria tanto che “entro il 2022 sarà eliminata completamente la sanzione europea senza la costruzione di nuovi impianti di termovalorizzazione ma con l’apertura di una quarta linea di riserva per garantire la manutenzione programmata dell’impianto di Acerra (il termovalorizzatore della Campania, nda)”. A quanto scrive la relazione al Parlamento niente è cambiato.
Acque reflue. Fogne fuori ordinanza
Nel 2012 la Commissione Ue incolpa l’Italia di avere ancora 109 agglomerati urbani privi di fognature per la raccolta e il trattamento delle acque reflue. Nel 2018 dei 189 agglomerati censiti 74 risultavano ancora non conformi alla disciplina europea, nonostante la prima sentenza richiedesse all’Italia di adempiere entro il 2016. Si arriva così alla multa forfettaria di 25 milioni di euro a cui aggiungere 30 milioni e 112.500 euro ogni 6 mesi fino al perdurare della grave situazione. Al 31 dicembre 2021 la somma è arrivata a 142 milioni e 868 mila euro che diventeranno 203.000.000 al 31 dicembre 2023.
Aiuti di Stato mascherati. Violata la concorrenza
L’Italia è stata anche multata per i soldi che lo Stato ha prestato alle imprese in violazione delle direttive europee. Per esempio il mancato recupero di aiuti di Stato concessi a favore di alcune imprese di Venezia e Chioggia, nel Veneto. Si trattava di riduzioni e sgravi di oneri sociali che l’Italia ha accordato tra il 1995 e il 1997, e che la Commissione ha riconosciuto come aiuti in una Decisione del 1999, nella quale si richiedeva il loro recupero integrale. L’Italia non ha però dato seguito alla decisione ed è stata condannata dalla Corte in primo grado nel 2011 e in secondo nel 2015. L’ultima sentenza, emanata nel 2020, condanna invece l’Italia per non aver recuperato integralmente gli aiuti di Stato concessi a favore di alcune imprese alberghiere della Sardegna, pari a circa 13,7 milioni di euro.
Nella seconda sentenza di condanna la Corte ha sottolineato come una quota consistente di aiuti fosse stata effettivamente recuperata rispetto a quanto constatato nell’ambito del primo giudizio; tuttavia, la Corte ha rigettato la tesi avanzata dall’Italia secondo cui la parte di aiuti ancora non riacquistata fosse impossibile da recuperare. Infine c’è anche una sentenza per il “mancato recupero degli aiuti concessi per interventi a favore dell’occupazione”. Per gli aiuti alle imprese venete la sanzione forfettaria è di 30 milioni a cui aggiungere ogni 6 mesi 12 milioni di euro fino al recupero integrale delle somme.
Per quelli agli albergatori sardi 7 milioni e 500 mila euro forfettari e 80.000 euro per ogni giorno di ritardo nel recupero delle somme. Infine 30 milioni di multa per gli interventi a favore dell’occupazione che aumentano di altri 30 milioni ogni 6 mesi. Al 31 dicembre 2021 la somma forfettaria per queste tre infrazioni è di 200 milioni e 388 mila euro che al 31 dicembre 2023 diventeranno 313.588.000 euro.
Non finisce qui. Ma il conto può salire ancora
Delle 87 infrazioni aperte solo sei sono state confermate e sanzionate per cifre milionarie. E le altre settantasei che fine faranno? Secondo la relazione trasmessa al Parlamento dal ministero delle Finanze e quello per gli Affari europei ci sono altre infrazioni per le quali “l’Italia potrebbe essere condannata al pagamento di sanzioni pecuniarie”. Si tratta soprattutto dei cosiddetti aiuti finanziari statali, ovvero quei soldi che poi le società e gli enti devono rendere allo Stato.
Ecco quindi il cartellino giallo per il “mancato recupero degli aiuti concessi alle imprese che investono in municipalità colpite da disastri naturali”, per il “mancato recupero dell’aiuto di Stato relativo alle esenzioni fiscali e prestiti agevolati concessi in favore di imprese e servizi pubblici a prevalente capitale pubblico”, per le”agevolazioni fiscali e contributive” godute dalla regione Abruzzo, per le misure di aiuto in favore “di Siremar e della sua acquirente Società di Navigazione Siciliana” fino ad arrivare ai soldi di Stato per l’affare Alitalia.
Infine non si può non parlare delle due infrazioni aperte per la mancata gestione delle sorgenti radioattive: la prima per non aver recepito le direttive europee sulla sicurezza e protezione da radiazioni e la seconda per non avere un piano per la gestione responsabile e sicura del combustibile nucleare esaurito e dei rifiuti radioattivi. La relazione mandata al Parlamento parla chiaro: nel tempo intercorso dal periodo di riferimento a oggi (quasi due anni, nda) la ripartizione delle infrazioni è mutata non solo per numero complessivo e tipologia di violazione, ma anche per stadio, e quindi appare utile che la Relazione illustri i dati aggiornati alla fine del semestre precedente a quello di presentazione e non dopo due anni. In conclusione non sappiamo bene per cosa paghiamo, perché le notizie sono vecchie di due anni, ma sappiamo bene che ogni anno dobbiamo sborsare al vigile europeo centinaia di milioni.