La conferma del taglio del cuneo fiscale per i redditi sotto i 35mila euro nel 2024 dovrà andare di pari passo con la riduzione delle aliquote Irpef. Per il governo non ci sono dubbi, è necessario accorpare la prima e la seconda aliquota per evitare che i benefici in busta paga del taglio del cuneo da confermare in manovra vengano ridimensionati dal pagamento di un’Irpef più alta.
La misura è ancora da definire, perché prima bisogna trovare le risorse. Per mesi l’obiettivo del governo è stato quello di trovare i soldi necessari attraverso la revisione di detrazioni e deduzioni fiscali. Ma ora il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, spiega che così probabilmente si riuscirà a trovare solamente un miliardo. Per la riforma degli scaglioni Irpef, però, ne servono di più: forse tra i 4 e i 5. Nessuna certezza, quindi, ma come potrebbero cambiare gli stipendi e per chi?
Cosa può cambiare in busta paga con la nuova Irpef
Attualmente esistono quattro aliquote Irpef: fino a 15mila euro di reddito si paga il 23%, da 15mila a 28 mila il 25%, da 28mila a 50mila il 35% e sopra i 50mila il 43%.
Come ha spiegato negli scorsi giorni Leo a SkyTg24, il governo vuole “accorpare i primi due scaglioni in un unico scaglione con un’aliquota al 23%”. Quindi l’aliquota del 23% non si fermerebbe ai 15mila di reddito ma salirebbe fino ai 28mila, con tre aliquote totali al posto di quattro.
Questa mossa avrebbe effetti anche sui redditi superiori ai 28mila euro perché per chi guadagna, per esempio, 40mila euro, la parte di reddito fino ai 28mila prevede comunque un’Irpef oggi al 25% e che nel 2024 potrebbe scendere al 23%. Il problema principale resta però quello delle risorse: secondo Leo tra taglio del cuneo e accorpamento delle prime due aliquote Irpef servirebbero 14 miliardi.
Quanto aumenterebbero gli stipendi con l’accorpamento delle aliquote Irpef
Secondo alcune stime degli scorsi mesi, il beneficio in busta paga per i lavoratori dipendenti potrebbe essere tra i 100 e i 260 euro l’anno. L’analisi della Fondazione nazionale commercialisti ipotizza proprio gli effetti dell’accorpamento dei primi due scaglioni.
Per le fasce di reddito più basse il beneficio sarebbe di circa 100 euro, mentre per i redditi oltre i 28mila euro l’aumento in busta paga sarebbe di 260 euro totali l’anno. A un costo di 4-5 miliardi di euro per lo Stato. Per i redditi più bassi, è giusto sottolinearlo, vorrebbe dire circa 8 euro in più di stipendio al mese.