Dice la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che “la presenza della Presidente Ursula von der Leyen a Lampedusa è molto importante anche da un punto di vista simbolico”. Andrebbe corretta: la gita a Lampedusa della presidente della Commissione europea è praticamente solo simbolica. E a nulla vale il decalogo da lei lanciato che è il solito trito elenco di buoni propositi che ciclicamente ritornano. E soprattutto, l’unica vera novità di von del Leyen – l’ipotesi di una missione europea nella Mediterraneo – è ben altro rispetto a quello che Meloni e compagnia hanno malinteso.
La gita a Lampedusa di Ursula von der Leyen della presidente della Commissione europea è praticamente solo simbolica
L’Agenzia europea per l’asilo e Frontex citate dalla presidente europea già da tempo aiutano gli stati membri (Italia inclusa) su registrazioni e identificazioni. Certo l’Unione europa cercherà di esercitare più pressione sugli Stati membri per ricollocare i migranti secondo il principio di solidarietà ma l’Europa solidale – l’abbiamo già visto spesso – è tutta solo sulla carta. Ieri è stato il ministro francese Darmanin a chiarire che la Francia non prenderà persone da Lampedusa: “La Francia vuole aiutare l’Italia a controllare la sue frontiere per impedire alla gente di venire. Sarebbe un errore di giudizio considerare che i migranti, siccome arrivano in Europa, devono essere subito ripartiti in tutta Europa e in Francia, che fa ampiamente la sua parte”, ha detto il ministro.
Non ha tutti i torti: nel 2022 la Germania ha fatto i conti con 243 mila richieste di asilo, la Francia 156 mila, la Spagna 117 mila, l’Austria 108 mila. L’Italia, nonostante gli strilli di chi sta al governo, continua a essere solo un Paese di transito. Sulla stessa linea – in modo più violento – anche la Polonia, paese “amico” di Meloni che per bocca del suo primo ministro Mateusz Morawiecki dice “la Polonia non sarà spezzata! Non faremo entrare nessuno! Le donne e i bambini polacchi saranno al sicuro”.
Sconfessato il Memorandum firmato con la Tunisia dalla von der Leyen: “Procedura violata, serve l’Ok di tutti gli Stati membri”
La posizione di Berlino si desume dalle parole della ministra dell’Interno, Nancy Faeser, che come Darmanin sottolinea l’importanza di concentrarsi soprattutto sulla protezione delle frontiere esterne dell’Ue: “Non possiamo fare altro, altrimenti non avremo in pugno la situazione migratoria”, ha detto commentando i dieci punti del Piano d’azione Ue. “Cammineremo insieme per avviare un piano di azione comune per, da un lato, sostenere l’Italia a livello umanitario e, dall’altro, vedere come si ottiene più controllo“, ha concluso. Già qui un bel mazzo di promesse di von der Leyen sono evaporate.
E il memorandum con Tunisi? Anche su quello la presidente della Commissione europea sembra averla fatta troppo semplice. Ieri il difensore civico dell’Ue, l’irlandese Emily O’Reilly, ha scritto alla Commissione Europea chiedendo chiarimenti su come l’esecutivo comunitario intenda garantire il rispetto dei diritti umani in Tunisia, nel contesto del memorandum d’intesa siglato nel luglio scorso a Tunisi da Ursula von der Leyen, Giorgia Meloni e Mark Rutte.
In tutti gli accordi con Paesi terzi, incluso quello con la Turchia, scrive tra l’altro O’Reilly, “dovrebbe esserci una valutazione preventiva ed esplicita dell’impatto sui diritti umani di azioni e politiche, idealmente prima che queste azioni inizino e le politiche vengano adottate, per ovvie ragioni. Nel contesto di questa valutazione, dove vengono identificati rischi per i diritti umani, dovrebbero essere proposte azione per mitigarli”.
Dopo lo schiaffo assestato da Bruxelles le promesse in 10 punti di Ursula von der Leyen alla Meloni sono tutte in salita
A questo si aggiunge la lettera inviata dall’Alto Rappresentante per la Politica Estera, Josep Borrell, in merito alle procedure seguite dall’esecutivo europeo sul Memorandum tunisino: Borrell sottolinea che, per il Consiglio Ue, “non sono state seguite in maniera corretta le fasi della procedura d’adozione” dell’intesa e che, quindi, il Memorandum “non può fungere da modello per futuri accordi”.
Tant’è che ieri la portavoce della Commissione Ue, Dana Spinant, ha frenato su nuovi memorandum “spetta agli Stati membri decidere” mentre in un’altra stanza la portavoce della Commissione europea per il Vicinato, l’allargamento e i partenariati internazionali, Ana Pisonero ha provato a smontare le accuse mosse da alcuni Paesi membri che sostengono di essere stati esclusi dalle consultazioni. Nel giro di ventiquattr’ore le dieci promesse della presidente von del Leyen sono già carta straccia e il Memorandum con la Tunisia traballa.
Siamo all’ennesima “svolta” dell’Unione europea che rischia di essere un gioco fatuo di promesse che non si realizzeranno. Ci sarebbe la missione marittima nel Mediterraneo, un’altra promessa: ma le leggi internazionali e dell’Ue obbligano a salvare le vite in mare. Anche quella è tutt’altro rispetto a ciò che si vorrebbe lasciare intendere.