“Così uccidono la Lombardia e la sua economia”. E ancora: “Un’Europa sempre più miope e masochista ha deciso di chiudere la Lombardia, il bacino padano e le regioni più avanzate dell’Unione, che trainano l’Italia e l’intera economia europea, creando un danno colossale in termini strategici e di sviluppo”. Sono le parole di Isabella Tovaglieri (nella foto), europarlamentare leghista (finora salita alle cronache soltanto per aver protestato e impedito una festa riservata a sole donne musulmane in una piscina di Limbiate).
Proteste del Carroccio contro la direttiva Ue che boccia le politiche ambientali di Fontana & C. in Lombardia
La nuova pasionaria del Carroccio in Lombardia protesta per l’approvazione, a Bruxelles, della direttiva europea sull’aria. Il presidente della Lombardia Attilio Fontana si era recato a fine maggio a Bruxelles a capo di una delegazione di governatori delle regioni del Bacino del Po, per convincere gli europarlamentari ad ammorbidire la proposta legislativa della Commissione Europea per abbassare le soglie di tolleranza dei principali inquinanti atmosferici, sostenendo “di aver già fatto abbastanza”.
Il Parlamento Europeo ha invece confermato l’impegno a raggiungere obiettivi di qualità dell’aria allineati alle indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Con una tappa intermedia al 2030 e un traguardo finale al 2035, tutti i cittadini europei dovranno respirare un’aria conforme ai criteri di qualità che, secondo l’OMS, minimizzano gli effetti sulla salute respiratoria e cardiocircolatoria delle sostanze inquinanti disperse nell’aria.
Secondo l’europarlamentare leghista, in base alla nuova normativa, “le aree con caratteristiche morfologiche peculiari, caratterizzate da presenza di montagne e assenza di ventilazione, dovrebbero tornare all’era preindustriale: nella pianura padana il 75% delle attività produttive dovrebbe chiudere, tre quarti dei veicoli in circolazione dovrebbero fermarsi, mentre 6 impianti di riscaldamento su 10 dovrebbero rimanere spenti”.
In realtà, fanno notare da Legambiente Lombardia (che aveva già contestato i dati presentati da Fontana a Bruxelles), “resta una scappatoia per le regioni con vincoli orografici, come quelle della Pianura Padana: in contesti di questo tipo gli Stati Membri potranno ottenere una deroga di cinque anni una tantum, ma dovranno comunque dotarsi di un piano serrato di azioni per ridurre le concentrazioni atmosferiche dei diversi inquinanti”.
Le destre rivendicano la libertà di violare i limiti fissati dall’Oms per non uccidere l’economia lombarda
“La maggioranza dei parlamentari europei non ha accolto le istanze di flessibilità portate a Bruxelles dai rappresentanti di Regione Lombardia”, dice Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia”. È un risultato importante e per nulla scontato fino a ieri, che tutela decine di milioni di cittadini europei la cui salute continua ad essere minacciata da una mediocre qualità dell’aria: sono infatti oltre trecentomila le morti annuali correlate all’inquinamento atmosferico in Europa, con un quinto di queste a carico del territorio italiano, specialmente al Nord”.
Per la Lombardia e le altre regioni del bacino padano, anche in caso di richiesta di deroga, il traguardo dell’aria pulita richiederà impegno e investimenti maggiori, viste le peggiori condizioni di partenza. Come fare allora? Le trasformazioni dovranno riguardare in primo luogo la mobilità delle persone e delle merci, che resta la principale fonte di emissione di ossidi di azoto e di precursori dell’ozono. Non meno impegnativa sarà la sfida sul versante delle produzioni agrozootecniche, da cui deriva la quota preponderante di precursori delle polveri sottili, che dovranno essere diversificate riducendo fortemente la densità di animali negli allevamenti e l’impiego di fertilizzanti.