Dopo la pausa estiva, la riforma della Giustizia torna alla ribalta e divide la politica. Come troppo spesso accade il tema più scottante è sempre quello delle intercettazioni che il guardasigilli Carlo Nordio e l’attuale maggioranza, con al seguito Italia Viva e Azione, non fanno mistero di voler limitare. Sebbene da via Arenula assicurino che nulla è ancora deciso e che dal Consiglio dei ministri di lunedì non uscirà alcun provvedimento contro le captazioni, è chiaro che la partita sta entrando nel vivo con la gara alla Camera, tra l’ex Terzo polo e Forza Italia, a presentare emendamenti che possano portare alla tanta agognata stretta.
La destra si appresta a mettere severi paletti alle intercettazioni, rendendo a dir poco difficoltoso il ricorso al trojan
Sembra un paradosso ma questo governo da un lato dichiara di voler usare il pugno di ferro contro gli scafisti di migranti, la criminalità organizzata e perfino i minorenni che delinquono, e dall’altro si appresta a mettere severi paletti alle intercettazioni, rendendo a dir poco difficoltoso il ricorso al trojan e per impedire tout court la pubblicazione sui quotidiani delle captazioni in virtù della presunzione d’innocenza.
A lanciare l’allarme su quanto sta accadendo sono le capogruppo M5S nelle Commissioni Giustizia di Camera e Senato, Valentina D’Orso e Ada Lopreiato, secondo cui “torna come un incubo l’attacco alle Intercettazioni da parte della maggioranza e della finta opposizione Azione-Italia Viva. Sembra proprio che i migliori strumenti investigativi a disposizione del nostro Paese per combattere le mafie, la corruzione e il mondo del malaffare dei colletti bianchi tolgano loro il sonno e la serenità”.
Del resto che le cose stiano così, spiegano le pentastellate, è evidente dal menù degli emendamenti che hanno presentato alla Camera” che “è sempre lo stesso: limitazioni all’uso delle Intercettazioni e del trojan, cavilli e ostacoli per il lavoro investigativo dei magistrati fondato su questi strumenti; la solita differenza tra le indagini per mafia e quelle per i reati contro la Pubblica amministrazione, come se non fossero ambiti strettamente collegati e parimenti gravi. L’abituale attacco al diritto dei cittadini ad essere informati”.
Cosa ancor più grave tutto questo avviene “due giorni dopo che la stessa presidente della commissione Giustizia al Senato, Giulia Bongiorno, ha dovuto scrivere nero su bianco, nella relazione conclusiva dell’indagine conoscitiva sulle Intercettazioni, che si tratta di uno strumento irrinunciabile”. “Invece, come al solito, non c’è nessuna traccia degli unici interventi indispensabili per i cittadini e le imprese: quelli per velocizzare e rendere efficiente la giustizia italiana, che ha bisogno di investimenti economici e in risorse umane”, concludono le due parlamentari del Movimento 5 Stelle.
Pure Azione di Calenda si unisce all’assalto alle intercettazioni che fa felice i colletti bianchi. Ira del M5S: barricate contro questo scempio
Difficile dar loro torto perché in attesa che il ministro Nordio decida come agire, a tracciare la via ci stanno pensando le forze della maggioranza e quelle dell’ex Terzo polo. Per quanto riguarda Azione, gli emendamenti presentati da Enrico Costa la dicono lunga sull’idea di Giustizia del partito. Si punta allo stop dei trojan nelle case degli indagati, quantomeno nei bagni e nelle camere da letto, in quanto “la privacy della vita familiare non può essere violata da registrazioni in momenti di stretta intimità personale”, fino alla richiesta di imporre al magistrato inquirente di depositare, a fine indagine, un rendiconto delle spese sostenute per effettuare le intercettazioni. Ma il pezzo forte è senza dubbio la richiesta di limitare l’uso del trojan alle sole indagini per mafia.
Forza Italia, in questa surreale gara, si prepara a dare il colpo di grazia alle intercettazioni proponendo lo stop alle cosiddette ‘intercettazioni a strascico’, ossia quelle autorizzate per un reato non potranno essere usate per reati diversi da quelli oggetto dell’autorizzazione stessa, e chiedendo addirittura lo stop “alla trascrizione anche sommaria” delle intercettazioni, con espresso divieto di riportare i nomi e cognomi delle persone estranee alle indagini.