Tiziana Beghin, capodelegazione Ue del Movimento 5 Stelle, come valuta l’incarico europeo che Ursula von der Leyen ha dato a Mario Draghi?
“Mario Draghi si è sicuramente distinto di più come economista che come politico e rappresentante dei cittadini. Ironicamente dico: speriamo che il suo contributo alla scrittura del rapporto sulla competitività sia migliore di quello già visto sul decreto che prevedeva la tassa sugli extraprofitti delle grandi imprese energetiche che si era rivelato come un grande fallimento del suo governo”.
Da Ursula von der Leyen si aspettava qualcosa di più nel suo discorso sullo stato dell’Unione?
“Quattro anni fa la Presidente della Commissione si è conquistata il nostro sostegno dopo un preciso mandato politico. Con l’approvazione del Green Deal, della direttiva sul salario minimo e del Recovery Fund devo dire che ha mantenuto le promesse. Certo, negli ultimi mesi abbiamo notato un piccolo rallentamento su alcuni provvedimenti, in particolare sulla transizione sostenibile, che servono a implementare le misure approvate ma questo è più imputabile al Ppe che alla Commissione stessa”.
L’Europa si appresta a una riforma del Patto di Stabilità che rischia di far ritornare l’austerity?
“Sul Patto di Stabilità siamo delusi. È un tema spia sullo stato di salute dello stato dell’unione e la Von der Leyen non ne ha fatto menzione nel suo intervento. La Commissione europea ha presentato agli Stati membri una proposta di riforma insufficiente. Gli irrealistici tetti al deficit e al debito del 3% e del 60% restano inspiegabilmente invariati e sono edulcorati da un po’ di flessibilità e tutti sanno che con l’austerity non si crea sviluppo ma stagnazione economica. Per il Movimento 5 Stelle l’Europa non deve prendere a modello l’austerity del 2011/2012 ma il Next Generation del 2020. Il Patto di Stabilità non può dunque essere il copia/incolla degli errori del passato, ma deve diventare il trampolino di lancio per un’Europa più verde, più tecnologica, più sociale e più giusta”.
Mentre il tema dei migranti è stato centrale nel discorso di von der Leyen ma senza citare mai l’Italia. Perché secondo lei?
“Sul capitolo migranti Ursula Von der Leyen è stata molto timida. Non ha mai citato l’Italia e le enormi difficoltà che si affrontano quotidianamente sulle nostre coste, a Lampedusa in particolare. Ha di fatto snobbato il nostro Paese e questo dimostra purtroppo quanto conti il governo Meloni in Europa che paga le conseguenze dei suoi errori: dicendo no ai ricollocamenti e a un patto di solidarietà con gli altri Paesi membri ha portato il caos nel Sud Italia e nei centri di accoglienza. E ad aggiungere legna sul fuoco ci pensano oggi anche Germania e Francia che hanno bloccato, rispettivamente, i processi di selezione dei richiedenti asilo arrivati dall’Italia, e rafforzato i controlli ai confini. Il Patto europeo su migrazione e asilo non è la panacea di tutti i mali e con tutte le strozzature e filtri previsti per le procedure di esame delle richieste di asilo nulla cambierà. L’approccio securitario, come il controllo ai confini, ha fallito”.
E infine c’è la guerra in Ucraina.
“L’Unione europea ha la pace nel suo dna. Ecco perché ci aspettavamo da Ursula Von dar Leyen un messaggio di pace e di speranza più forte. Sulla guerra in Ucraina abbiamo assistito al solito sermone che va avanti da quasi due anni. L’unico modo per essere davvero al fianco degli ucraini è quello di impegnarsi concretamente per il cessate il fuoco e affermare la pace. Dopo le minacce sull’uso delle armi nucleari, dopo centinaia di migliaia di morti e feriti, dopo le stragi e i saccheggi subiti dalla popolazione ucraina, oggi è in atto una vera e propria escalation, basti pensare all’invio delle armi all’uranio impoverito che sono pericolosissime per la salute e l’ambiente. Noi siamo inoltre fermamente contrari all’uso dei fondi europei per l’acquisto delle armi. In Europa siamo arrivati al paradosso che vengono tagliati i fondi di coesione, che servono allo sviluppo dei territori più poveri, per l’acquisto di armi e munizioni”.
Le elezioni europee si avvicinano, come vede la prossima maggioranza al Parlamento europeo?
“Le prossime elezioni europee saranno decisive per il futuro dell’Ue. Io ritengo lo scenario di una alleanza fra Ppe ed Ecr come pericolosa per la futura integrazione europea. Nel gruppo politico dell’Ecr siedono partiti come Pis, Vox, i Democratici Svedesi, Fratelli d’Italia e gli olandesi di JA21 il cui unico collante è l’opposizione a una qualsiasi maggiore cooperazione a livello comunitario. Questi partiti, che da sempre strizzano l’occhio a quelli sovranisti alleati con la Lega, hanno come unico obiettivo quello di riportare l’orologio dello storia indietro rafforzando gli Stati nazione, l’esatto opposto dei valori e dei principi ispirati dai padri fondatori dell’Ue, De Gasperi, Adenauer e Schuman. Auspichiamo che tutte le forze autenticamente europeiste e progressiste si uniscano in una piattaforma comune che affermi alcuni principi fondamentali per il futuro dell’Unione: maggiore integrazione europea su sanità, energia, politica estera e di difesa, Patto Stabilità focalizzato sugli investimenti e sulla crescita sostenibile, rilancio degli investimenti verdi e nelle rinnovabili attraverso l’istituzione di un Energy Recovery Fund, tutela dello stato di diritto, delle minoranze religiose ed etniche e della comunità Lgbtq. Su tutti questi temi il Movimento 5 Stelle farà sentire e pesare la propria voce anche nel prossimo Parlamento europeo”.