Quello che sarebbe successo si poteva prevedere già a maggio scorso, quando erano state ben diciassettemila le domande di trasferimento verso il Sud di insegnanti che avevano prestato servizio in Lombardia. Ieri, giorno di ripresa delle lezioni per 1milione e 400mila studenti lombardi, molte cattedre sono rimaste vacanti. Secondo l’Anief, un sindacato di categoria, su 11.654 immissioni in ruolo autorizzate, al 31 agosto ne sono state effettuate solo 8.100. E delle oltre 3.500 non assegnate, quasi mille sono dovute alle rinunce, mentre le rimanenti alla mancanza di candidati nelle graduatorie utilizzate dal Ministero.
Il Piano casa della Regione non decolla. Migliaia di professori rinunciano alla sede
Secondo il sito Orizzonte Scuola, tutto ciò è dovuto a “una netta carenza di candidati, soprattutto nelle discipline STEM, e a un alto numero di rinunce”. E queste statistiche “sottolineano la crescente necessità di formare più docenti nelle aree disciplinari carenti e di rendere la professione docente più attraente, soprattutto nelle regioni con costi di vita elevati e stipendi docenti non competitivi”. E uno stipendio di 1300-1500 euro sicuramente non rende attraente per molti spostarsi dal Sud in una città come Milano, dove, ad essere fortunati, si può trovare una stanza in condivisione con altri colleghi a 600 euro al mese. Altrimenti due terzi dello stipendio vengono assorbiti dal fitto e con quello che resta bisogna far fronte alle necessità quotidiane (benzina o abbonamento ai mezzi pubblici per raggiungere il luogo di lavoro, vitto e spese di gestione della casa).
Lo scorso maggio erano già 17mila le richieste di trasferimento del personale scolastico
Per questo moltissimi insegnanti meridionali preferiscono continuare una vita da precari a casa loro e scelgono di non spostarsi in Lombardia, che per quanto riguarda il costo della vita, è più vicina alla Svizzera – e non solo geograficamente – che alla Puglia o alla Sicilia. Daniela, un’insegnante di 41 anni originaria di Messina, ha scelto di trasferirsi a Brescia pur di ottenere una posizione più stabile. In un’intervista a La Repubblica ha raccontato che a Brescia, a differenza di Messina, ha potuto accedere rapidamente a una supplenza annuale, con la prospettiva concreta di ottenere un posto fisso l’anno prossimo. Oltre alla distanza da casa, Daniela si è scontrata con la realtà dei costi di vita più alti nel Nord e con esperienze di discriminazione dovute al suo marcato accento siciliano. Tuttavia, il desiderio di avere una carriera stabile e di evitare la precarietà costante l’hanno spinta a compiere il grande salto, perché mentre in Sicilia un insegnante rischia di rimanere precario per tutta la vita, in Lombardia esistono maggiori opportunità di stabilità professionale.
Lunedì il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara ha incontrato l’assessore regionale alla casa e all’housing sociale di Regione Lombardia Paolo Franco. Il comunicato prodotto dal titolare del dicastero di viale Trastevere al termine dell’incontro è da “supercazzola” alla Tognazzi: “Ho avviato oggi un confronto proficuo con regione Lombardia: il “piano casa” per il personale della scuola, che ho lanciato alcuni mesi fa, compie un passo avanti importante. L’obiettivo è dare risposte concrete al disagio abitativo di chi lavora per i nostri giovani”.
Con il commento del governatore Attilio Fontana in veste di compagno di zingarate, che ha commentato: “Bene l’incontro di oggi tra l’assessore alla Casa e Housing sociale, Paolo Franco, e il Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara. Obiettivo comune è quello di individuare proposte e soluzioni in vista dell’inizio dell’anno scolastico”. L’anno scolastico è cominciato ma di “proposte e soluzioni” da parte di Regione Lombardia e del ministro Valditara finora non c’è traccia. Se non nelle cattedre vacanti.