Quaranta minuti. Di propaganda e di balle. Tanto è durato l’intervento di Giorgia Meloni all’assemblea nazionale di Fratelli d’Italia. Un discorso infarcito di retorica e fake news. Cominciamo dalle balle. Meloni si è detta orgogliosa “per l’Italia, che oggi ha qualcosa di più di quando ne abbiamo assunto la guida. L’Italia ha un’economia più solida, ha maggiore credibilità e centralità a livello internazionale, ha una stabilità e una visione da realizzare, riconoscibile e riconosciuta da tutti. Un’Italia che sembra tornare a sperare dopo anni di rassegnazione”.
La presidente del Consiglio Meloni all’Assemblea FdI: Pil sopra la media Ue. Verosimile nel 2023, ma del tutto falso per il 2024
Non c’è partita in Europa, dai migranti alla riforma del Patto di stabilità, su cui l’Italia stia riportando risultati concreti. Mentre il Paese affronta con difficoltà il doppio degli sbarchi rispetto all’anno scorso, la premier dice che non la spaventa “pagare uno scotto nel breve periodo, perché a me non interessano soluzioni effimere o risposte propagandiste che funzionano sul piano della comunicazione ma durano due mesi per poi tornare al punto di partenza. Voglio risolvere il problema in modo strutturale”. Peccato che le facili ricette propagandiste sia stato proprio il suo partito a sbandierarle come il famigerato blocco navale.
Il primo anno del governo Meloni ci consegna un’Italia zavorrata dal carovita: salgono i prezzi di tutto con in testa carburanti e generi alimentari, a fronte di salari e pensioni al palo, Pil in frenata e flessione della produzione industriale, calo della domanda interna e investimenti giù. Ma di fronte a tali insuccessi la Meloni non sa fare altro che giocare allo scaricabarile. “Abbiamo di fronte la legge di bilancio, con poche risorse da spendere grazie ai nostri predecessori che hanno gettato dalla finestra miliardi per tentare di comprare il consenso dei cittadini”. Un probabile ennesimo attacco questo al Superbonus nonostante dal suo stop, come ha certificato la Commissione europea, sia derivato il crollo della domanda interna e del Pil in generale. “La manovra con risorse limitate è la vera sfida”, dice.
E la sforbiciata che l’esecutivo comunitario ha fatto delle stime di crescita per quest’anno e il prossimo, Meloni la racconta a modo suo. Se la prende con le opposizioni che brindano – a suo dire – se l’economia registra una brusca frenata. “Nell’ultimo trimestre il nostro Pil ha avuto una leggera contrazione e loro hanno esultato come per un gol alla finale dei Mondiali. Gente che tifa contro l’Italia, che stappa le bottiglie esultando dai balconi se c’è una flessione del Pil. Eppure, i dati macroeconomici ci danno ragione. Siamo in una congiuntura economica difficile, ma abbiamo raggiunto alcuni record, di occupati e di contratti stabili. E le stime del Pil italiano, con tutta la revisione, sono al di sopra della media europea”, dichiara, mistificando i dati. La contrazione del secondo trimestre del Pil non è leggera ma pari allo 0,4 per cento.
L’occupazione a luglio è diminuita di 73mila unità rispetto al mese precedente. E non è vero che andiamo meglio della media europea. O meglio se per il 2023 il Pil italiano farà segnare, secondo Bruxelles, uno 0,9% – leggermente sopra alla media Ue dello 0,8% – è anche vero che cresciamo meno di Francia (1%) e Spagna (2,2%). Peraltro per il prossimo anno il Pil dell’eurozona sarà dell’1,3% superiore a quello dell’Italia atteso allo 0,8%. Dunque nel 2024 cresceremo meno di Francia (1,2%), Spagna (1,9%), Germania (1,1%) e complessivamente dell’eurozona.
La leader di FdI silenzia il dissenso interno ed è costretta a difendere la sorella, astro nascente del partito
E veniamo alla propaganda. “Dobbiamo organizzarci al meglio per affrontare le europee. Abbiamo fatto qualcosa di impensabile in Italia, non c’è ragione di credere che non si possa fare altrettanto in Europa. Per questo dobbiamo aspettarci una campagna elettorale durissima, destinata ad infiammarsi mese dopo mese. Dovremo farla, come dicono gli spagnoli, con la “cabeza fria” e il “corazon caliente”. E ancora: “C’è un sistema elettorale proporzionale che ci richiede presenza, passione, energia al fine di esaltare la nostra identità politica, da una parte, dall’altra dobbiamo essere consapevoli di un vincolo di coalizione che richiede grande senso di responsabilità”. E agli alleati dice: “Noi siamo al governo della Nazione e per noi fare gli interessi dell’Italia è prioritario. E sono certa che anche i nostri preziosi alleati di governo siano consapevoli del fatto che il peso che tutti insieme abbiamo sulle spalle è talmente grave da non consentirci di sprecare energie in eventuali atteggiamenti egoistici di qualsiasi genere”.
Ritornando, invece, agli affari interni al suo partito, Meloni spegne il dissenso rappresentato dalla fronda rampelliana. Ci saranno congressi locali ma non quello nazionale. “Fare il congresso prima delle europee sarebbe un errore”, avverte. “Non esiste nessuna opposizione interna al partito, tanto meno un’opposizione che faccia riferimento a me, che questo partito l’ho fondato”, smentisce lo stesso Fabio Rampelli che ha citato pure Arianna Meloni (sorella della presidente e ora responsabile della segreteria politica), elogiandola. Arianna. La premier difende a spada tratta il regime che ha instaurato nel partito e al governo e da qualcuno definito come un’“oligarchia familiare”. “In questi mesi si è visto di tutto. Le continue campagne finto scandalistiche, i dossieraggi, le continue richieste di dimissioni di questo o quell’altro. Ogni singolo dirigente è stato passato in rassegna, spesso perfino i semplici simpatizzanti, alla ricerca del niente”, si irrita la premier.
Il “fango gratuito perfino sui familiari” è stato “un boomerang, perché sono riusciti a dimostrare solo che ero esattamente la persona che dicevo di essere. Allora si sono attaccati agli organigrammi di partito, anche qui con racconti surreali, per raccontare il partito chiuso, familistico, asserragliato”. Ma gli attacchi non sono finiti, mette in guardia la leder di FdI. “Il dibattito politico sarà ancora più feroce, gli attacchi si moltiplicheranno, le trappole e i tentativi di disarcionarci anche”. Insomma non sarà una passeggiata. “Non sarà un’avventura, non è un fuoco che col vento può morire”, sintetizza citando Battisti. Ma il suo è un ritornello stonato, destinato a fare i conti con la realtà.