Le Lettere

L’Occidente in ritirata

Tutti cantano vittoria dopo il G20 in India: America, Cina, Russia, perfino l’Italia. Ma come è andata davvero?
Manlio Burri
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Gentile lettore, dimentichi l’Italia, una penosa comparsa checché ne dica la Meloni con giornaloni al seguito che la incensano come grande statista mentre conta meno di zero. Lo scontro era tra l’America, con annessa l’Europa che ormai è un esangue possedimento Usa, e il polo Cina-Russia. La cartina di tornasole per capire da che parte è schierato il mondo era la questione ucraina. Ebbene Il comunicato finale non solo non condanna la Russia ma nemmeno la nomina perché la grande maggioranza dei Paesi non intende schierarsi con l’Occidente, nonostante gli sforzi di Biden (Putin e Xi hanno snobbato il vertice). Alla fine, pur di partorire un comunicato, la presidenza indiana è ricorsa a principi astratti (viva la pace, no guerre, no bombe atomiche) e soprattutto definisce quella in Ucraina “una guerra” non “un’aggressione” come volevano gli Usa. Ripeto, senza citare la Russia. Gli Usa hanno masticato amaro. Zelensky, non invitato al G20, ha reagito con furia nell’apprendere che lui non è al centro del mondo. La controprova della débâcle occidentale è l’articolo sul Corriere della Sera di Federico Rampini, massimo cantore in bretelle dell’imperialismo Usa. Rampini rimpiange i bei G20 di una volta, dove si faceva quel che diceva l’America, e scrive che questo “per noi resterà il G20 dell’omertà… Eppure non erano presenti né Putin né Xi. Come è stato possibile? Il fatto è che questo G20 rappresenta l’80% di un pianeta il cui baricentro si allontana da noi”. Più chiaro di così…

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