di Simona De Santis
Si chiama “Operazione San Gennaro” il famoso tesoro del santo. E se tutti lo potranno ammirare è solo merito del presidente della Fondazione Roma, Emmanuele Emanuele, che è riuscito a portarlo a Roma a palazzo Sciarra. Si tratta di un patrimonio restituito ai cittadini. “Ho voluto questa mostra – ha spiegato Emmanuele Emanuele, il presidente della Fondazione Roma – perché la bellezza deve essere fruibile a tutti. In un paese in cui non c’è più nulla, dall’agricoltura all’industria, ci rimangono solo il territorio e l’arte. Invece sembra si lavori per occultare la bellezza, nelle biblioteche chiuse, come nelle stanze private di assessorati e sovrintendenza. Dalla Sicilia volevo portare a Roma anche il Satiro danzante, la Venere Morgantina e i quadri di Antonello da Messina, ma mi hanno risposto di no. Quando sono stato nel consiglio della Biennale e alla presidenza del Palaexpo di Roma mi sono accorto che le istituzioni pubbliche sono fossili del quaternario, assolutamente incapaci di agire per il bene del Paese che deve puntare sulla valorizzazione della propria bellezza, dal territorio alle opere d’arte. Non credo più alla collaborazione pubblico-privato. L’unica che funziona è la collaborazione privato-privato”. Naturalmente tutto il tesoro, ben 21.610 pezzi, è a corredo del vero tesoro che è “il sangue del Santo”, di proprietà né dello Stato né della Chiesa ma della città di Napoli. La collana, dal 1679 al 1993, ha continuato ad arricchirsi di doni come la croce in diamantii e zaffiri di Maria Carolina d’Austria fino all’anello che Maria Josè, moglie di Umberto di Savoia si sfilò dal dito, davanti all’immagine di San Gennaro. Ma la bella notizia per il tesoro, è che finalmente sarà definitivamente “liberato” , diventando anche visivamente “il tesoro del popolo”. Perché quando lascerà Roma per tornare della sua Napoli, non verrà nuovamente rinchiuso nei sotterranei del Banco di Napoli, ma sarà esposto nella cattedrale, grazie a speciali teche donate dalla Fondazione Roma.