La Commissione Ue ha tagliato le stime sul Pil dell’Italia. La produzione industriale è calata a luglio. Mario Turco, senatore e vicepresidente del M5S, la nostra economia ha imboccato la retromarcia?
“La cosa grave è che, con le politiche restrittive messe in atto dal Governo Meloni, non era difficile prevedere questo crollo della crescita del Pil, che passa dal +11% nell’ultimo biennio all’attuale +0,9% del 2023, così come aggiornato al ribasso dalla Commissione. Il M5S denunciava il rischio di questo crollo dalla scorsa legge di Bilancio, che ha tagliato tutti gli investimenti senza prevederne altri. Se non sostieni e proteggi la crescita ti ritrovi in stagnazione”.
Pil giù anche per il colpo assestato alla domanda interna con il brusco taglio degli incentivi edilizi. L’Europa vi dà ragione sul Superbonus?
“L’Europa ci dette ragione sul Superbonus anche quando, nello sblocco delle prime rate, Ursula von der Leyen scrisse una lettera di congratulazioni a Draghi enfatizzando l’importanza delle misure di efficientamento energetico degli immobili, che lo stesso Draghi si era trovato in eredità dal Governo Conte II. Aver tagliato bruscamente Superbonus e altri incentivi edilizi, oltre allo stop alla cessione dei crediti d’imposta, è stato un errore politico e di valutazione tecnica perché il taglio non è stato accompagnato da un piano di stabilizzazione degli incentivi all’edilizia green, così come peraltro richiesto dalla direttiva Ue. Adesso la Commissione dice che il venir meno di questi incentivi ha contribuito a determinare il crollo della crescita del Pil. Più chiaro di così si muore”.
La brusca frenata dell’economia renderà ancora più stretti i margini per il governo per la sua seconda manovra.
“I margini ristretti non sono mai esistiti, rappresentano l’ennesima narrazione autoassolutoria di un Governo culturalmente lontano dalla logica degli investimenti a favore delle imprese, dei lavoratori, della protezione sociale, del lavoro pagato dignitosamente. Il Governo non ha fatto nulla per crearsi spazi fiscali. Senza investimenti, che poi in ultima analisi sono investimenti nelle persone, crolla a picco la fiducia di tutto il sistema socio-economico, come certificato anche in ultimo dall’Istat, e il Paese va in stagnazione, se non in recessione. Il Governo Meloni ha fatto ingranare al Paese una penosa marcia indietro su tutto”.
Il governo ha puntato il dito contro il commissario Ue, Paolo Gentiloni, accusato di mancare di riguardo nei confronti del suo Paese.
“Penso che i ministri del Governo Meloni, in questi 11 mesi, non siano stati in grado di andare oltre i piagnistei. I cosiddetti ‘patrioti’ finora non sono riusciti a far valere gli interessi dell’Italia in nessuna partita che davvero conta, dalla riforma del Patto di stabilità alla penalizzante politica monetaria restrittiva della Bce. Nel tentativo di accreditarsi a Bruxelles, e provare evidentemente a colmare un profondo vuoto di credibilità, l’Esecutivo di Giorgia Meloni ha da subito applicato una folle austerità, basata su insostenibili riduzioni del deficit, riproposizione dell’obiettivo dell’avanzo primario da conseguire a tappe forzate, tagli alla spesa sociale e di investimento, privatizzazioni che rischiano di trasformarsi in svendite per realizzare pochi spiccioli. Ma la credibilità internazionale si acquisisce con professionalità e coerenza, facendo proposte credibili e argomentando le proprie ragioni, non certo andando con il piattino in mano. Durante la pandemia, di fronte alla richiesta Ue di accettare prestiti Bei o Mes, il Governo Conte II ebbe il coraggio e l’autorevolezza di rispedire al mittente la proposta gettando le basi per il successivo ottenimento del Recovery Fund”.
Patto di stabilità. Come si sta muovendo secondo lei il governo?
“Dopo la pandemia un qualsiasi Governo avrebbe dovuto continuare anche nel 2023 a sostenere politiche espansive e lottare per salvaguardare il cambio di paradigma rappresentato dall’emissione di debito comune Ue per gli investimenti in transizione ecologica e digitale. Il Governo Meloni, invece, è stato troppo remissivo con i partner europei, non riuscendo a convincerli che gli investimenti vanno trattati con flessibilità e che la riproposizione di parametri deficit/Pil e debito/Pil, per come li abbiamo conosciuti finora, non ha più senso nell’attuale contesto. Su questo cambio di prospettiva, il Governo non ha ottenuto nessun risultato e nessuna garanzia per il futuro”.
La corsa dei prezzi morde i salari. Cosa bisognerebbe fare?
“Introdurre il salario minimo legale, aumentare i salari della classe media e usare la leva fiscale per aiutare chi è più in difficoltà, per esempio tagliando l’Iva sui beni di prima necessità, reintroducendo gli sconti sulla benzina follemente cancellati dal Governo, aumentando le percentuali di detrazione degli interessi passivi sulle rate del mutuo e dei canoni di locazione, confermando e potenziando il taglio del cuneo fiscale. Le risorse ci sono: tassazione extraprofitti, vera tassazione dell’economia digitale e delle rendite finanziarie, taglio dei sussidi ambientalmente dannosi, uso virtuoso del deficit per alimentare investimenti”.
Reddito di cittadinanza. È un’utopia pensare che gli ex percettori possano in tempi brevi trovare lavoro?
“Il 70,8% dei percettori del Rdc ha un titolo di studio che non supera la terza media. Per tale motivo, con il decreto istitutivo della misura avevamo stanziato 1 miliardo di euro per potenziare i Centri per l’impiego e migliorare le loro competenze. Le Regioni, 15 delle quali governate dal Centrodestra, hanno boicottato quella riforma, assumendo in quattro anni appena il 37% dei nuovi operatori previsti. Se il governo pensa che basti una piattaforma per fare miracoli è fuori strada. A quasi due settimane dal lancio della stessa, solo un beneficiario ‘occupabile’ del Rdc su 7 si è iscritto, anche a causa del sovraccarico di burocrazia a cui è soggetto. Non solo. Già 202mila nuclei familiari sono stati privati del sussidio; a fine anno arriveranno a 240mila. Sulla piattaforma sono state caricate 60mila offerte di lavoro. Questo significa che, se va bene, appena il 25% di essi potrà trovare un impiego attraverso questo strumento. E ancora: la maggior parte delle suddette proposte sono precarie e localizzate al Nord. Finora 29mila beneficiari di Rdc sono riusciti a reinserirsi nel mercato del lavoro grazie al programma Gol, previsto dal Pnrr del Conte II e finanziato con 4,4 miliardi. Insomma, la propaganda di Meloni e del governo si sta scontrando contro la dura realtà”.
I cinque operai deceduti nella tragedia di Brandizzo ci ricordano che in Italia si continua a morire sui posti di lavoro. Di chi le responsabilità? Quali gli interventi da mettere in campo per interrompere questa strage?
“Sulla sicurezza sul lavoro occorre subito un cambio di paradigma: non deve più essere percepita come un costo ma come un investimento. Le proposte del M5S sono sul tavolo da tempo. Nello specifico: introduzione dell’insegnamento della cultura della sicurezza nelle scuole secondarie, oggetto di una pdl a firma della collega Valentina Barzotti in discussione in commissione Lavoro alla Camera; aiuti economici alle imprese per incentivare le iniziative di formazione; istituzione di una Procura nazionale del lavoro che garantisca una giustizia più rapida ai familiari delle vittime, così come da mia proposta depositata in Senato; introduzione di una normativa contro l’amianto, sempre a mia prima firma; introduzione di una patente a punti per incentivare l’applicazione delle norme su formazione e prevenzione. È ora che, anche su questo tema, maggioranza Governo battano un colpo”.