Dopo 18 mesi di guerra e centinaia di migliaia di morti da entrambe le parti, la parola pace resta un tabù. A ricordarcelo è ancora una volta Volodymyr Zelensky che ieri, in collegamento video al Forum The European House-Ambrosetti a Cernobbio, ha parlato a ruota libera senza dare l’impressione di voler davvero trovare un modo per far cessare le ostilità.
Parlando davanti alla platea, in larga misura composta da imprenditori, il presidente dell’Ucraina, forse tradendo un certo timore per un possibile allentamento del supporto occidentale, ha esordito ricordando che “la nostra collaborazione con l’Italia è fondamentale ogni giorno e non abbiamo mai avuto dubbi rispetto alla forza delle decisioni dell’Italia nei nostri confronti rispetto al supporto per l’Ucraina”.
“Vogliamo ringraziare l’Italia per il sostegno politico che ci ha dato e anche l’Unione europea per aver sostenuto la nostra candidatura e gli impegni per garantire la sicurezza del nostro Paese. Sono certo che questo sia il momento delle decisioni forti per la nostra sicurezza e per l’Europa” ha continuato il leader di Kiev ostentando sicurezza nel probabile tentativo di blindare i suoi alleati.
Imprenditori scettici
Non sembra un caso il fatto che l’intervento di Zelensky sia avvenuto proprio al Forum Ambrosetti a Cernobbio, davanti a una platea di imprenditori che, a conti fatti, sono quelli che possono contribuire a decidere le sorti del supporto italiano alla guerra.
Dopo l’intervento del leader di Kiev, infatti, la metà dei rappresentanti della business community che partecipa all’evento ha detto di aver avuto impatti negativi sui propri business dal conflitto in Ucraina. Secondo quanto emerge dal sondaggio, il 46,3% di loro ha dichiarato di aver subito ingenti danni al proprio business, mentre il 34,3% ha detto di non aver rilevato alcun impatto significativo e soltanto il 10,5% ha registrato addirittura un miglioramento.
Tra sogno e realtà
Quel che è certo è che nel suo discorso Zelensky è sembrato più volte cercare di convincere la platea in cerca di sostegno. “Vediamo chiaramente chi è il nemico. Non c’è forza dall’altra parte del fronte, stanno solo commettendo crimini contro l’umanità, il mondo vede tutto questo. Chi vede forza in un missile lanciato contro un aereo che sta volando in assoluta pace, chi vede forza in un leader che deve muoversi nel suo stesso Paese in un mezzo blindato? Vediamo la debolezza, non forza, anche quando stanno cercando di creare caos in Africa. Non stanno dimostrando di essere forti, ma di distrarre il mondo. Il terrore non significa forza” ha spiegato.
Una tesi, quella del Cremlino in difficoltà, che il presidente ucraino lega anche all’omicidio del fondatore della Wagner Evgenij Prigozhin: “Se è vero che Putin ha ucciso Prigozhin – stiamo ancora aspettando conferma di questo – ci sta ulteriormente mostrando la sua debolezza. La promessa di certe garanzie a Prigozhin e poi la sua uccisione significa quanto deboli siano le parole di Putin. È impossibile andare a negoziare con Putin perché non riesce a mantenere le sue stesse parole e promesse”. Insomma non c’è spazio per le trattative.
Non solo. Zelensky sembra ormai non rendersi conto dell’andamento della controffensiva ucraina, la quale è in fase di stallo da tempo al punto che al Pentagono in tanti si chiedono se non sia giunta l’ora di spingere per il ritorno al tavolo delle trattative, e infatti ieri è tornato a dire che la pace arriverà soltanto quando l’Ucraina tornerà a controllare – con le buone o con le cattive – la Crimea e il Donbass.
Peccato che i timori sull’avanzata dei suoi uomini siano ormai di dominio pubblico, rendendo di fatto improbabile la riconquista di questi territori, tanto che sul punto ieri è intervenuto il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba, intervistato dalla Cnn, sostenendo che “l’Ucraina non sta fallendo” ma “andando avanti” nella sua controffensiva. Lo ha dichiarato in un’intervista alla Cnn.