Individuare un nemico e agitarlo come spauracchio offrendo soluzioni di fantasia è stata la tecnica della Meloni, condita da effettive capacità da carismatica oratrice e una notevole dose di tenacia, per passare dai banchi dell’opposizione direttamente alla poltrona di Presidente del Consiglio. Che fosse l’Europa cattiva e austera, i migranti nerboruti e dotati di cellulare o ancora la “teoria gender” (perché se il nemico non c’è, bisogna pur inventarselo) c’è sempre stato qualcuno o qualcosa, generalmente gradita alla sinistra, che nuoceva agli italiani che – a detta della Lega, l’altro campione delle destre – dovevano venire “prima” degli altri. Ecco, “prima gli italiani”.
Il governo Meloni si accorge ora che il Superbonus 110% costa troppo. Ma l’alibi per tradire gli elettori non regge
Italiani che hanno diritto a lavorare, curarsi, istruirsi, mangiare e vivere tutti secondo i principi della Costituzione, fin quando qualche riforma non verrà ad inasprire le disuguaglianze tra Nord e Sud, e allora la tutela dei diritti sarà soltanto un privilegio per chi nasce nella regione giusta, in barba alla coesione nazionale. A riguardo, vedasi il disegno di legge Calderoli sull’autonomia differenziata.
Nel frattempo, in maniera piuttosto omogenea sul territorio (con delle aggravanti per il Mezzogiorno) i cittadini faticano a riempire il carrello della spesa per i continui rincari su beni di prima necessità. I volumi degli acquisti si comprimono, così come la qualità dei prodotti selezionati scende per esigenze di portafoglio.
E allora il governo che fa? Trova il nemico: il superbonus 110% che sarebbe la perfida truffa ai danni dello Stato fatta dai “cattivi” che c’erano prima, e che mette in difficoltà le casse dello Stato con consequenziali ripercussioni a danno dei cittadini da aiutare con espedienti occasionali come la social card e la tranquillità trimestrale (con partenza a ottobre) costituita dal patto antinflazione.
Gli incentivi per ammodernare gli immobili hanno salvato l’edilizia e sostenuto il Pil
Siamo, insomma, alla politica della carota e del bastone: da una parte il governo cancella strumenti necessari come il Reddito di cittadinanza usando la verga, e dall’altra racconta di essere a servizio delle difficoltà dei cittadini con misure occasionali che però hanno il sapore di una presa in giro. Il tutto condannando strumenti che invece sono stati un volano per l’economia, producendo lavoro nel solco di una doverosa transizione ecologica, come il superbonus 110%.
Di questo, la Meloni e i suoi ministri dovrebbero parlarne con gli americani, che con il loro “Inflation reduction Act” stanno facendo esattamente la stessa cosa ideata da Conte e con ottimi risultati: quelli che alla premier piace cancellare perché non attribuibili a lei.
Del resto, abbiamo capito che anche “fiori all’occhiello” dei suoi proclami del passato – e che oggi sarebbe necessari come il taglio delle accise della benzina – all’occorrenza vengono spazzati via con un colpo di spugna. Dinanzi alla prima vera manovra (la passata era figlia del lavoro di Draghi) la Meloni sta mostrando un’evidente incapacità, diventando tra l’altro la peggior nemica di se stessa. Un nemico che alla prova del governo ha sempre di meno da capitalizzare elettoralmente.