Certo, c’è stata la crisi energetica. I rincari del gas andavano in qualche modo arginati e la scelta era quasi ovvia: non si poteva rinunciare ai sostegni a famiglie e imprese, anche a costo di rallentare la transizione energetica. Ma i dati del Fondo monetario internazionale, non proprio un’associazione ambientalista e di parte, sui sussidi ai combustibili fossili erogati a livello mondiale nel 2022 sono un vero pugno nello stomaco per chi credeva invece nella necessità di fronteggiare la sfida climatica.
Altro che transizione energetica. Il 2022 è stato l’anno in cui i governi hanno speso di più per i sussidi ai combustibili fossili
Il 2022 è stato l’anno dei record, quello in cui i governi hanno speso di più per i sussidi ai combustibili fossili. La cifra è da capogiro: ben 7mila miliardi di dollari. Come dicevamo molto ha influito la crisi energetica: gli interventi messi in campo dai governi per sostenere i cittadini e le famiglie contro i rincari, elevatissimi dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, hanno avuto un peso importante nell’anno passato.
Secondo il Fondo monetario internazionale i sostegni valgono il 7,1% del Pil. Più degli investimenti nell’istruzione
L’analisi del Fondo monetario internazionale evidenzia questo nuovo record e fa di più, perché sottolinea come la cifra di 7mila miliardi di dollari utilizzata per i sostegni ai combustibili fossili equivalga al 7,1% del Pil globale. Tanto per intenderci: è molto più di quanto viene speso dai governi di tutto il mondo, ogni anno, per l’istruzione (pari al 4,3% del Pil). E solo poco meno degli investimenti globali per un settore cruciale come quello della sanità, pari al 10,9% del totale.
La speranza, ovviamente, è che nel 2023 la situazione cambi, soprattutto grazie alla riduzione dei prezzi del gas e del petrolio che dovrebbero far scendere i sussidi. Un esempio per tutti, quello che forse vive ognuno di noi nella vita quotidiana: in Italia un taglio a questi sussidi c’è già stato a inizio anno, quando il governo ha eliminato lo sconto sulle accise di benzina e gasolio.
Il Paese che più di ogni altro ha sovvenzionato i combustibili fossili, secondo quanto evidenzia lo studio del Fondo monetario internazionale, è stata la Cina. Un dato quasi scontato, considerando anche la portata dell’economia cinese e la sua popolazione. A seguire troviamo gli Stati Uniti, poi l’Unione europea nel suo complesso e solo quarta è l’India.
L’Fmi, in questo documento, chiede ora ai governi di pensare a una riforma dei sussidi e a dei correttivi, come la carbon tax. Proprio la carbon tax, spiegano gli analisti, potrebbe ridurre le emissioni di Co2 fino al 43% entro il 2030. Producendo anche vantaggi dal punto di vista della frenata del riscaldamento globale ed evitando fino a 2 milioni di morti all’anno causate dall’inquinamento atmosferico.