L’emergenza manovra è ormai una certezza. Il governo deve trovare almeno 25-30 miliardi per finanziare diverse misure, a partire dalla conferma del taglio del cuneo fiscale nel 2024. Come fare? Una delle opzioni in campo è quella di recuperare risorse attraverso un taglio dei bonus nella riforma del Fisco. Che sicuramente deve finanziare almeno il taglio delle aliquote Irpef (da quattro a tre), che ha un costo che oscilla tra i 4 e i 6 miliardi.
I soldi, questo il ragionamento della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, devono essere impiegati per ridurre le tasse e non in altro modo. E per trovarli si parla, quindi, della revisione delle cosiddette tax expenditures, annunciata da mesi e che ora inizia a diventare argomento concreto di discussione. Parliamo, in sostanza, di tagli alle detrazioni e alle deduzioni che riducono l’imponibile per i contribuenti. Per farla ancora più semplice, vuol dire un addio ad alcuni bonus: quali?
Addio ai bonus
Il ragionamento di base del governo è che ci sono bonus che portano pochi benefici o hanno importi bassi e per questo potrebbero essere cancellati. Per quanto ci siano sempre delle resistenze da sconfiggere. Secondo il viceministro all’Economia, Maurizio Leo, sono 227 i crediti d’imposta esistenti, per un valore di 36 miliardi di euro.
Molti di questi soldi vanno alle imprese, attraverso sgravi e crediti. E ci sono anche misure legate alla pandemia e alla crisi energetica. Un’altra parte dei bonus riguarda l’Irpef per le persone fisiche. In questo caso si pensa a un plafond per le detrazioni, da fissare per ogni contribuente: oltre quel limite, in sostanza, non si possono avere ulteriori sconti sul reddito.
Per esempio, spiega il Messaggero, con 50mila euro di reddito ci potrebbe essere un plafond del 4%, che vorrebbe dire avere massimo 2mila euro di sconti. Con delle eccezioni, perché non si andrebbero a toccare le detrazioni sulla sanità e sugli interessi dei mutui.
Detrazioni e deduzioni in base al reddito
Un’altra ipotesi è di dare un taglio ai bonus in base al reddito. Ovvero, con sconti ridotti sopra una certa soglia di guadagni. Oggi la riduzione già esiste sopra i 120mila euro di reddito, azzerandosi a quota 240mila. E già nella discussione dell’ultima manovra si era ipotizzato di abbassare la soglia a 60mila euro.
Altro discorso è quello relativo ai sussidi ambientalmente dannosi, che intanto nel mondo hanno raggiunto livelli record. Il governo è impegnato a ridurli entro il 2030, secondo quanto prospettato all’Ue. Ma non sarà facile intervenire su queste risorse, basti pensare che un modo per farlo sarebbe eliminare gli sconti sulle accise sul diesel: se venissero cancellati il prezzo salirebbe raggiungendo quello della benzina, con il rischio di un forte scontento considerando che in Italia prevalgono le automobili con alimentazione a gasolio.