Non c’è dubbio che questa sia stata un’estate particolarmente impegnativa per la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. La premier ha dovuto dare sfoggio delle sue indubbie capacità di “aggiustatutto” per uscire da situazioni complicate che, in molti casi, era stato il suo governo o singoli membri di questo a causare.Eppure ufficialmente quando le è stato chiesto se ci sia spazio per un ripasto di governo, l’inquilina di Palazzo Chigi è stata chiara: massima fiducia a ministri e sottosegretari, nessun rimpasto, si procede con la stessa squadra. Eppure si sa bene che in politica il dire non sempre – o, meglio, quasi mai – corrisponde al fare. E così sottobanco sembra proprio che la Meloni stia già lavorando su alcune uscite dall’esecutivo, alcune per strategia politica, altre per evitare ulteriori intoppi dopo figure non proprio lodevoli di alcuni membri del governo.
Ipotesi rimpasto, Cultura a rischio
Partiamo dal capitolo Sangiuliano. Il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano pare abbia espresso il desiderio di correre come governatore della Campania per il centrodestra. La partita in realtà è ancora aperta, dato che ovviamente né Forza Italia né la Lega vogliono lasciare una pedina così importante nella sfida contro Vincenzo De Luca a Fratelli d’Italia. E dalla loro possono premere proprio sul fatto che non è l’ideale che un ministro lasci il suo posto (peraltro un posto così autorevole) per una nuova poltrona politica. Sta di fatto, però, che Sangiuliano già ha cominciato, secondo molti, a fare campagna elettorale. Basta sfogliare all’indietro le pagine dell’agenda di appuntamenti del ministro per rendersi conto come la Campania occupi un posto di assoluta priorità.
Un nastro a Pompei, un festival a Positano, una lectio magistralis a Napoli. Come scriveva Il Fatto solo pochi giorni fa, “ogni quattro-cinque giorni Sangiuliano ha qualcosa da celebrare nella terra in cui è candidato in pectore del centrodestra alle prossime Regionali (mancano un paio d’anni, ma i partiti si stanno già organizzando), sponsorizzato soprattutto da Fratelli d’italia. Ergo: le attività legate al ministero gli consentono un tour elettorale in largo anticipo, col vantaggio (in caso di eventi istituzionali) di usufruire di strutture, status e portafoglio gentilmente concessi dal ministero stesso”. Vero o falso che sia, in tanti si stanno già attrezzando per il post-Sangiuliano. Pare che Alessandro Giuli sia pronto al salto: dal Maxxi al ministero.
Un biglietto per Bruxelles
Le prossime elezioni di peso, però, non sono le regionali, ma le europee. Lo sanno bene i ministri, e lo sa bene la Meloni. Che sta pensando di lasciare un posto ad hoc per alcuni suoi fedelissimi. Un nome caldo, checché ne dica la premier, per una candidatura potrebbe essere quello di Daniela Santanchè: dopo tutte le polemiche, l’inchiesta in corso, i servizi giornalistici e le mozioni di sfiducia, candidare l’attuale ministra del Turismo potrebbe essere una conveniente exit strategy.
Esattamente come potrebbe esserlo candidare Adolfo Urso: dopo le gaffe e la pessima gestione del caro benzina – con mille promesse fatte e nessuna mantenuta – il ministro del Made in Italy non sta confezionando risultati per così dire lodevoli. Altro nome che, dicono i ben informati, è comparso sull’agenda della Meloni è quello di Francesco Lollobrigida. Il ministro della Sovranità alimentare ovviamente gode di massima fiducia da parte della Meloni ma sarebbe proprio lui ad aver espresso il desiderio di essere candidato a Bruxelles.