L’inflazione scende più lentamente del previsto, la crescita è quasi ferma, i tassi d’interesse verranno nuovamente rialzati. Le prospettive indicate dalla Bce non fanno di certo ben sperare per i prossimi mesi. La crisi, nata prima con il caro energia e proseguita poi con l’inflazione, non sembra affatto finita, stando all’ultimo bollettino economico.
A preoccupare la Banca centrale europea sono soprattutto le prospettive per la crescita economica e l’inflazione, che restano “estremamente incerte”. Pesano anche la guerra e gli effetti di una possibile stretta monetaria più forte del previsto.
L’inflazione rallenta troppo lentamente
Il primo problema riguarda l’inflazione. La Bce non esclude il rischio di nuove pressioni verso l’alto sui costi dei beni energetici e alimentari. Anche a causa del ritiro della Russia dall’accordo sul grano. A peggiorare la situazione c’è la crisi climatica che può far salire i prezzi dei beni alimentari.
Francoforte si attende che l’inflazione “rimanga troppo elevata per un periodo di tempo prolungato”. Per il momento, infatti, scende ma di poco: si è passati dal 6,1% di maggio al 5,5% di giugno. In calo anche per i beni alimentari, ma su un livello decisamente troppo alto: 11,6%.
In più l’inflazione di fondo, cioè al netto dei beni alimentari ed energetici, continua a salire e a giugno si attesta al 5,5%. Pessime notizie, insomma, sul fronte del caro prezzi.
Tassi di interesse, Bce verso nuovi rialzi
La Bce annuncia anche tassi di interesse che verranno “fissati su livelli sufficientemente restrittivi finché necessario”. L’obiettivo da raggiungere resta quello di un’inflazione al 2%, oggi molto lontano. E per questo non si vede la fine dei rialzi.
L’allarme della Bce: la fine della crisi è lontana
Secondo la Banca centrale europea le prospettive economiche a breve termine per l’area euro “si sono deteriorate”, soprattutto a causa di una domanda interna più debole. Inoltre l’inflazione, ancora elevata, e le condizioni di finanziamento più restrittive “comprimono la spesa”.
La previsione degli economisti di Francoforte è che l’economia resti debole “nel breve periodo”. Poi “il calo dell’inflazione, l’incremento dei redditi e il miglioramento delle condizioni dell’offerta dovrebbero sostenere la ripresa”. Tutte condizioni che oggi non sembrano così vicine, però.