La colpa è sempre degli altri. Nulla di nuovo per il governo, anche sul fronte del caro benzina. Se i prezzi sono tornati a livelli record, secondo il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, non è per la mancata conferma del taglio delle accise sui carburanti, ma per la speculazione.
In questo caso Urso se la prende non con i gestori, ma con le compagnie di raffinazione. Intervistato da La Stampa, Urso spiega che il problema “non riguarda i gestori”, ma “la marginalità maggiore viene applicata dalle società di raffinazione, cui abbiamo già chiesto spiegazioni”.
Caro Benzina, per Urso è colpa delle società di raffinazione
Urso, quindi, ritiene che il problema dipenda dalle società di raffinazione e per questo ritiene che non ci sia alcun allarme: “Abbiamo già individuato qual è la criticità”. Fatto sta, però, che i prezzi non scendono e negli scorsi giorni hanno raggiunto nuovamente livelli preoccupanti. Tanto più nel pieno dell’esodo estivo.
Urso sostiene che le compagnie di raffinazione “stanno applicando margini francamente eccessivi”. I gestori, invece, secondo Urso “stanno applicando margini minimi e in questo riconosco che hanno fatto un buon lavoro”.
Il prezzo dei carburanti
Il problema del caro carburanti, intanto, resta. Anche se Urso, intervenendo su La7, a Omnibus, ritiene che non sia vero che il prezzo sia aumentato nonostante l’obbligo di esposizione dei cartelli con il prezzo medio. In realtà da inizio agosto (cioè da quando è in vigore l’obbligo) il prezzo è aumentato per sette giorni consecutivi per poi rimanere stabile negli ultimi due.
Secondo Urso, “in Italia grazie anche a questa misura abbiamo un prezzo industriale depurato dalla tasse inferiore a quello di Spagna, Germania e Francia. Quindi è servito a qualcosa”. Tanto che a suo giudizio “nell’ultima settimana il valore medio della benzina è diminuito di 2 centesimi”.
Peccato che i dati ufficiali, rilasciati dallo stesso ministero di Urso, dicano l’esatto opposto: nell’ultima settimana i prezzi sono aumentati di 3 centesimi per la benzina e di 5 per il diesel. Aumenti arrivati proprio in concomitanza dell’obbligo di esposizione del cartello dei prezzi medi.