Il primo dato è che non esistono i dati. Troppo poco il tempo passato dagli orribili sms che hanno lasciato senza Reddito di cittadinanza quasi 170mila persone. La foga con cui Federconsumatori e alcuni giornali hanno sostenuto che la maggior parte dei lavoratori stagionali in questa estate saranno ex percettori del Reddito di cittadinanza non ha al momento nessun riscontro fattuale.
Ma i fatti, nel campo della retorica del lavoro e del merito e della guerra contro i poveri, sono un elemento poco considerati. L’anno scorso abbiamo subito gli stessi allarmi, per di più con il Reddito di cittadinanza ancora attivo, e i dati dell’Osservatorio sul precariato dell’Inps certificarono il record di assunzioni di lavoratori stagionali: 1.018.089, circa 94mila in più del 2021.
Federconsumatori e alcuni giornali sostengono che la maggior parte dei lavoratori stagionali saranno ex percettori del Reddito di cittadinanza
Numeri enormemente superiori ai 655 mila del 2018, quando il Reddito di cittadinanza non esisteva e la litania era concentrata sui giovani che non hanno voglia di lavorare. Un altro elemento di cui alcuni giornali sembrano non preoccuparsi è la formazione. Presumendo pure che esista una frotta di ex percettori del Reddito di cittadinanza che ora si riversa a cercare lavoro nessuno di questi ha il tempo per svolgere un percorso di formazione a stagione pienamente in corso. “Le figure che stanno arrivando sono soprattutto lavapiatti e aiuto in cucina. Ma mancano soprattutto le figure professionali”, spiega Giovanni Cafagna, presidente dell’Associazione nazionale lavoratori stagionali.
Il problema vero che molti si ostinano a non voler vedere sono le indecenti condizioni proposte, la precarietà di un impiego che dura al massimo due o tre mesi per poi affidarsi comunque ai sussidi e il salario da fame proposto. A pesare quest’anno è anche la congiuntura economica. Le vacanze degli italiani quest’anno saranno non solo più costose, ma anche più corte, e pur tagliando le notti fuori casa la spesa per la villeggiatura risulterà più cara rispetto all’anno passato di ben 1,2 miliardi di euro.
La formazione non è mai partita. E a stagione iniziata si trovano solo impieghi a paghe da fame
Ieri Assoutenti ha parlato senza mezzi termine di “caro-estate”. “I fortissimi rincari dei prezzi nel settore dei trasporto aereo, degli alloggi e dei pacchetti vacanza modificano profondamente le abitudini vacanziere degli italiani – spiega il presidente Furio Truzzi – A luglio, rispetto allo stesso periodo del 2022, i prezzi dei biglietti per i voli nazionali sono rincarati del 26%, le tariffe di alberghi, motel e pensioni del +17,4%, i pacchetti vacanza del +17%, ristoranti e bar del +6,1%. Se da un lato rimane stabile rispetto al 2022 il numero di cittadini che si concederà una villeggiatura nel periodo estivo, dall’altro la tendenza è quella a tagliare la spesa attraverso una riduzione dei giorni di vacanza”.
Federalberghi nei giorni scorsi ha spiegato come il 42% degli italiani quest’anno non andrà in vacanza questa estate tra giugno e settembre. Quasi la metà non partirà per ragioni economiche. Emilia Romagna, Marche, Calabria, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna hanno registrato una diminuzione del turismo sul 2022 tra il 15% e il 25%. I rincari (tra il 10 e il 20% secondo Federalberghi) delle strutture e dei servizi non ha aiutato la causa.
Il cambiamento climatico (con l’alluvione in Romagna e e le alte temperature dovute a “Caronte”) ha fatto il resto. “L’anno dei record” che avrebbe dovuto superare i risultati dell’epoca pre Covid sbandierato dalla ministra Santanchè non è all’orizzonte. Non sarà facile incolpare gli ex percettori del Reddito di cittadinanza o qualche battuta di qualche ministro straniero.