I dati tutt’altro che positivi sulla crescita, ormai ferma, preoccupano Giorgia Meloni e il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. Alla manovra ci si penserà dopo la pausa estiva, ma intanto il Mef ha già avviato gli incontri con i ministri in vista della legge di Bilancio.
Con un grosso problema da risolvere: i fondi non ci sono. E bisognerà fare scelte difficili. Intanto ci sono quelle obbligate da mettere in campo, come la conferma del taglio del cuneo fiscale, la rivalutazione delle pensioni e le spese per sanità e Pa.
Ancor prima di iniziare a fare i conti e ragionare sulle misure da introdurre, sulla manovra pesa già un fardello da circa 30 miliardi. Di fronte, peraltro, a un’economia che rallenta e all’inflazione che scende troppo lentamente. In più con il ritorno delle regole fiscali Ue. E Giorgetti sa bene che deve proseguire sulla strada della prudenza, con “l’obiettivo di riduzione del debito pubblico”.
I problemi della manovra: dal cuneo fiscale alle pensioni, cosa non può saltare
Innanzitutto il Def non considera neanche le cosiddette politiche invariate, ovvero le spese obbligatorie. Pensiamo, per esempio, al rifinanziamento delle missioni internazionali, ma anche a tante altre misure come l’indennità per la vacanza contrattuale della Pa. Secondo la Corte dei Conti pesano per circa 6 miliardi, ovvero tutti i soldi di deficit messi da parte tra lo scostamento di aprile (4,5 miliardi) e la spending review (1,5 miliardi) che è tutta da verificare.
Un problema ancora più grosso per i conti deriva dalla conferma del taglio del cuneo fiscale: attualmente è del 7% per i redditi fino a 25mila euro e del 6% tra 25mila e 35mila euro. Se non venisse confermato, le busta paga scenderebbero fino a 100 euro al mese. Sembra impossibile evitare la proroga, soprattutto in vista delle elezioni europee, ma al governo solo per questa misura servono una decina di miliardi.
Poi bisogna confermare l’aliquota agevolata per i premi di produttività fino a 3mila euro e per i fringe benefit, con una proroga che secondo le stime del Sole 24 Ore costerebbe 1-2 miliardi. Ancora, c’è l’anticipo pensionistico da confermare: con la scadenza della Quota 103 servirebbe comunque un investimento da 1-2 miliardi. Stessa cifra che servirebbe anche per un primo finanziamento del Ponte sullo Stretto di Messina. E non va scordato il finanziamento della rivalutazione delle pensioni, con l’adeguamento all’inflazione.
Legge di Bilancio, i conti in rosso anche per sanità e Pa
Altro capitolo delicato è quello della sanità: solo per il rinnovo del contratto dei medici servono almeno 2 miliardi. La richiesta del ministero della Salute è di 4 miliardi totali per il personale sanitario.
Problema simile nella Pa, dove servono almeno 3-4 miliardi: non per il rinnovo pieno del contratto, che se si adeguasse all’inflazione costerebbe 32 miliardi, ma solamente per un piccolo segnale. E se pure si rinviasse il rinnovo potrebbe servire più di un miliardo almeno per confermare il bonus dell’1,5% una tantum introdotto quest’anno per compensare il mancato rinnovo.
Per la manovra tegola anche dalla riforma fiscale
Il governo deve poi finanziare i primi interventi necessari per attuare la delega fiscale appena approvata in via definitiva. Per l’accorpamento delle aliquote Irpef (dovrebbero passare da quattro a tre) e una conseguente riduzione delle tasse per alcuni lavoratori servirebbero almeno 3-4 miliardi. Difficili da trovare, anche attraverso la revisione di deduzioni e detrazioni, come aveva annunciato negli scorsi mesi il governo.