Conferma il furore ideologico e pregiudiziale di questo governo contro il Reddito di cittadinanza definito “una misura assistenziale”, assicura che non c’è alcuna tensione sociale nel Paese in seguito alla decisione delle destre di abbandonare a sé stesse migliaia di persone povere che un lavoro lo vorrebbero ma che non riescono a trovarlo, assicura che Regioni e Comuni non sono assolutamente in uno stato confusionale.
Dai Centri per l’impiego agli assistenti sociali. Nell’informativa al Senato la ministra Calderone occulta i dati sul Reddito di cittadinanza
Insomma l’informativa al Senato della ministra del Lavoro, Marina Calderone, è stata l’occasione per il governo per sciorinare la solita litania contro il sussidio figlio del M5S. “Non rinunciamo a vedere nel lavoro il rimedio vero alla povertà”, dice la ministra. Come se i disoccupati che percepiscono il Reddito fossero dei fannulloni divanisti che non hanno voglia di lavorare e non invece persone che un’occupazione non riescono a trovare.
A smentire la Calderone ci sono i dati. Su oltre 257mila percettori di Reddito di cittadinanza iscritti al programma Gol, Garanzia occupabilità lavoratori, e presi in carico dai centri per l’impiego – si legge nel Report mensile Anpal con dati al 30 giugno 2023 – il 42%, pari a circa 108mila persone è stato avviato a un percorso di politica attiva come formazione, orientamento e riqualificazione. L’Anpal conferma che i percettori del sussidio contro la povertà risultano i più lontani dal mercato del lavoro tra le categorie iscritte al programma (solo il 12,1% rientra nel livello 1, ovvero quello del semplice reinserimento lavorativo mentre il 55,9% è nel livello 3, quello che indica la necessità di riqualificazione).
A sei mesi dalla presa in carico su 145mila percettori del sussidio appena il 7,7% ha trovato lavoro
I beneficiari di Reddito di cittadinanza iscritti a Gol sono anche quelli con il livello di istruzione mediamente più basso. Oltre due su tre (il 67,8%) viaggiano su livelli di istruzione fino alla terza media. Su circa 145mila beneficiari di Reddito di cittadinanza presi in carico dai Centri per l’impiego all’interno del programma Gol entro la fine del 2022 ne lavoravano a fine giugno 2023 circa 20mila (il 13,8%). Ma per 8.862 (il 6,1%) il rapporto era avviato prima della presa in carico e si trattava di un cosiddetto lavoro povero mentre per 11.209 (il 7,7%) il lavoro è stato avviato dopo la presa in carico. Ma c’è un altro tasto su cui la ministra omette di dire le cose come stanno.
Il governo è assolutamente in ritardo sui corsi di formazione, sulle piattaforme e sulle app collegate dove dovrebbero transitare le richieste sulle nuove misure destinate a sostituire il Reddito di cittadinanza, ovvero l’Assegno d’inclusione e il Supporto per la formazione e il lavoro. Ma soprattutto la Calderone mente sullo stato in cui versano i Centri per l’impiego a cui più volte fa riferimento nella sua informativa. A inchiodarla sono i numeri snocciolati dal capogruppo del M5S al Senato, Stefano Patuanelli.
Nel 2019, per accompagnare l’introduzione del Reddito di cittadinanza, il governo Conte I ha varato un Piano di potenziamento dei Centri per l’impiego prevedendo l’assunzione di 11.600 nuovi operatori. Le Regioni, 15 delle quali governate dal Centrodestra, avrebbero dovuto completare il Piano (per la cui realizzazione fu stanziato 1 miliardo) entro il 2021. A fine 2022 erano state inserite nei Centri per l’impiego solo 4.327 unità di personale (37%), con 4 Regioni ferme a zero: Basilicata, Calabria, Molise e Sicilia.
“La domanda che mi sono fatto in questi mesi è perché lei in dieci mesi non ha fatto niente – dice Patuanelli – Non c’è la piattaforma: ci sarà forse il primo settembre, ma al momento la piattaforma che doveva risolvere il problema dei centri per l’impiego, del rapporto tra chi cerca lavoro e chi lo offre non c’è. Ha omesso un piccolo dato rispetto ai centri per l’impiego: dal 2019 al 2022, su 6.116 assunzioni possibili per i centri per l’impiego delle Regioni di centrodestra, sono state assunte 1.735 persone, pari al 28 per cento. Alla faccia della grande collaborazione istituzionale delle Regioni che lei ha millantato nel suo intervento. State scaricando sui Comuni il problema dell’assistenza sociale senza fare nulla per potenziarli”.
E qui vengono in soccorso i numeri della Cgil. Nelle prime 10 città per numero di sospensioni del Reddito di cittadinanza si toccano punte di scoperture di organico degli assistenti sociali, rispetto all’obiettivo di servizio ottimale di 1 ogni 4.000 abitanti, superiori all’80%, come a Caserta e a Cosenza. Nelle altre città si registrano scoperture importanti: Roma del 52% (pari a 363 assistenti sociali), a Napoli del 23% (53), Palermo del 41% (75), denuncia Funzione pubblica Cgil. Patuanelli rilancia poi la proposta del leader del M5S, Giuseppe Conte, di mandare subito a casa la commissaria dell’Inps Micaela Gelera. Prima di arrivare in Senato Calderone ammette che l’sms inviato dall’Inps con cui si revocava il sussidio a migliaia di famiglie era scritto in un modo non rassicurante. Cosa confermata da Gelera.
La ministra, dice Conte, ammette quel che è chiaro a tutti e che il Governo fingeva fino a ieri di ignorare: a seminare il panico fra i cittadini sono state oltre alle scelte del Governo anche i grossolani errori di comunicazione a persone che sono in condizione di grave difficoltà. Un sms ‘impreciso’ quello dell’Inps, dice la ministra. “In realtà, il messaggio è stato falso e fuorviante. Alla luce di questa disarmante ammissione, diciamo alla ministra Calderone di rimandare subito a casa la commissaria dell’Inps Gelera, che è stata scelta e piazzata in fretta e furia alla guida dell’Ente da Meloni e soci”.
Ma non tutti nella maggioranza imbracciano i fucili contro il Reddito di cittadinanza. La Lega, che ha i nervi tesi sulla sua proposta di legge dell’Autonomia differenziata su cui gli alleati continuano a frenare, avvisa il governo. Il suggerimento formulato da Massimiliano Romeo, capogruppo della Lega in Senato, è “ad evitare di mostrare troppo i muscoli su questo tema pensando che tutti i provvedimenti possono anche essere decisamente perfettibili. Questo perché noi della Lega non siamo né da una parte i custodi dell’integrità del provvedimento – guai a toccarlo perché è come se fosse un totem – né siamo dall’altra quelli che lo vogliono cancellare, memori del fatto che ai tempi l’avevamo votato”.