Il Reddito di cittadinanza è stato sospeso per migliaia di famiglie. Domenico De Masi, sociologo del Lavoro, rischiamo una rivolta sociale?
“La guerra che Giorgia Meloni ha sferrato contro i poveri – dal Reddito di cittadinanza al salario minimo – avrebbe potuto far immaginare una protesta anche più corposa e invece non abbiamo avuto la reazione che hanno avuto per esempio i francesi. E questo è dovuto al fatto che purtroppo il proletariato e il sottoproletariato non ha più un partito di riferimento preciso che lo educhi, che lo guidi, che lo organizzi e che lo animi. E quindi le reazioni sono più spontanee che non organizzate e dunque meno efficaci”.
Protestano i sindaci sui quali sembra sia stato scaricato il fardello della povertà.
“Quello che sta facendo questo governo è tutto sgangherato. Perché il Reddito di cittadinanza era un primo passo, un tentativo di mettere ordine al Welfare e di fare in modo che non ci fossero esclusi totali dalla società. Questo governo ha fatto l’opposto ed è perfino stupefacente quello che sta facendo, perché uno dalla Meloni si aspettava un’economia sociale, di Stato non il neoliberismo che sta praticando”.
Il governo è arrivato impreparato a un appuntamento annunciato mesi fa. Non è pronta la piattaforma per inserire la richiesta per il Supporto per la formazione e il lavoro né l’App. Al palo i corsi di formazione.
“Ma non è pronto niente. Si sta accorgendo che la cosa non è semplice. Quando criticava i Cinque Stelle pensava di poter fare tutto rapidamente e invece il problema è complesso”.
L’Inps ha avviato una campagna per spiegare come funziona il tutto.
“L’Inps ha fatto tutto quello che poteva. È l’unico organismo che funziona e stanno cercando di smantellare anche quello perché hanno mandato via Pasquale Tridico che è stato un ottimo presidente. Il problema è il governo. L’Inps è un braccio secolare del governo, non può decidere da solo. Ma può far funzionare le decisioni governative in merito al Welfare e lo stava facendo. Lo ha fatto benissimo e ora hanno mandato via la persona che eroicamente aveva fatto tutto questo”.
Fratelli d’Italia ha annunciato una commissione d’inchiesta sull’operato di Tridico.
“Sono scelte delinquenziali come quella per la commissione per giudicare il lavoro fatto da Conte come premier in tempo di Covid. Sono cose abominevoli. Siamo in presenza di un uomo che da presidente dell’Inps ha fatto funzionare l’istituto in un momento drammatico in cui ai 18 milioni di pratiche normali che l’Inps svolge si sono aggiunti 11 milioni di pratiche per il Covid. È un atto pretestuoso questa iniziativa, un modo per attaccare i Cinque Stelle”.
Decreto Dignità e Reddito di cittadinanza smontati, no al salario minimo. È una vendetta contro il M5S?
“I Cinque stelle avevano fatto una politica keynesiana, il governo porta avanti una politica neoliberista quindi è chiaro che i maggiori nemici, quelli da liquidare per primi sono i keynesiani, diretti antagonisti della politica economica che l’esecutivo sta mettendo in atto”.
Lo smantellamento del Reddito di cittadinanza colpisce soprattutto il Sud. È un governo, alla luce anche dell’Autonomia differenziata, nemico del Mezzogiorno?
“Questo è un governo che non sa cosa vuole fare. Tira botte a destra e a manca. Tira botte soprattutto a quella che parte che reputa essere progressista. Ma si troverà prima o poi senza il Paese. Il Paese capirà che questo governo è nemico e quindi agirà di conseguenza. E oggi tutte queste migliaia di famiglie che hanno ricevuto il ben servito con la revoca del Reddito di cittadinanza avranno preso atto di cosa è il governo Meloni”.
La maggioranza ha deciso di rinviare il dossier sul salario minimo a dopo l’estate.
“Il salario minimo riguarda lavoratori poverissimi che non possono aspettare a dopo le ferie o chissà quando. Queste sono decisioni che prendono persone con la pancia piena, che si possono consentire il lusso di rinviare. Ma uno che deve far mangiare lui e suoi figli e prende due euro l’ora come fa? Aspetta dopo le vacanze? I rinvii sono proprio delle persone che hanno possibilità di rinviare perché sono ricchi. Un povero non può rinviare”.
La premier ha aperto al confronto su questi temi.
“Vediamo, se lo fa in settimana, bene. Se rinvia di mesi è una balla. Questa Meloni credo sia furba ma non intelligente. Ci possiamo aspettare trovate estemporanee ma non una politica economica seria e robusta da lei”.
Ritiene che si possa incrinare il fronte delle opposizioni? Carlo Calenda insiste sul confronto con la maggioranza.
“Questa posizione di Calenda che vuole fare l’ago della bilancia che mette d’accordo destra e sinistra è ridicola. Perché lui non ha né la forza elettorale né il prestigio per essere una persona super partes. Non ha né i voti di milioni di persone né il prestigio di un Ugo La Malfa”.
Perché Italia Viva si è sfilata?
“Renzi è uno di destra che per anni si è camuffato di sinistra. Quello che fa, sia nel privato come professionista, sia nel pubblico come politico, sono cose di destra. È una quinta colonna della destra”.
È giusto in caso di bocciatura in Parlamento del salario minimo che le opposizioni portino la battaglia nel Paese?
“è doveroso, solo che non so se ce la faranno. È una lunga marcia quella che devono fare a sinistra prima di essere incisivi. Devono decidere che tipo di società vogliono, come si ridistribuiscono i compiti tra i vari partiti della sinistra, come agire in comune e via di seguito…”
Il salario minimo affossa la contrattazione collettiva e livella i salari verso il basso?
“Questa è un’idiozia totale. Intanto porta verso l’alto i salari di 4 milioni e dispari di lavoratori”.
L’economista Tito Boeri ritiene che la soglia salariale di 9 euro l’ora sia troppo alta.
“Pure Elsa Fornero ha parlato di 7-8 euro. Chi è ricco si può consentire di dire 6, 5, 4. Nove euro lordi sono 6 netti. Per quello che mi riguarda è già poco. Un Paese all’ottavo posto nel mondo come Pil che reputa troppo 6 euro è una vergogna”.