L'Editoriale

Un attacco mai visto contro il Sud

Il Governo ha inferto una serie di colpi micidiali per la tenuta sociale ed economica di una precisa area del Paese.

Un attacco mai visto contro il Sud

Ieri in una trasmissione televisiva ho fatto infuriare il capogruppo di Forza Italia alla Camera, Paolo Barelli, per aver definito traditori i presidenti delle Regioni del Sud espressi dalle destre. Questi signori – Schifani in Sicilia, Occhiuto in Calabria, Bardi in Basilicata, Solinas in Sardegna, Roberti in Molise – esattamente come i tanti parlamentari che hanno preso su quei territori i voti dei cittadini per difenderne gli interessi, stanno barattando il loro preciso mandato elettorale con l’ubbidienza ai partiti.

Così, mentre è in atto un attacco del governo di dimensioni mai viste contro il Mezzogiorno, fanno finta di non vedere. Eppure è chiarissimo che smantellare il Reddito di cittadinanza (perdipiù senza l’avvio delle politiche attive per il lavoro promesse), non destinare alcuna risorsa integrativa ai servizi sociali dei Comuni, rinviare la legge sul salario minimo e soprattutto l’autonomia regionale differenziata sono una serie di colpi micidiali per la tenuta sociale ed economica di una precisa area del Paese.

I signori che hanno bussato alla porta dei cittadini meridionali per chiedere il voto, promettendo di battersi per loro, stanno facendo il gioco di una politica genuflessa a una visione egoista e federalista dello Stato, fortemente sbilanciata verso il Nord. I partiti di destra, dunque, non stanno tradendo solo i loro elettori, ma anche la Nazione – una e indivisibile – come stabilisce la nostra Costituzione. E di fronte a questo evidente disegno che allarga la forbice tra le aree del Paese anche il silenzio del Quirinale sa di diserzione.