“Centinaia di migliaia di persone dai prossimi giorni si ritroveranno senza sostegni”. A dirlo è la Cgil parlando del taglio del Reddito di cittadinanza. Per il leader M5S, Giuseppe Conte, invece, “è una guerra ideologica condotta sulla pelle dei più deboli, un disastro sociale, una vendetta contro il Movimento che però pagano gli italiani”. E un presidio di protesta è previsto questa mattina davanti la sede Inps di Napoli. Il governo difende la scelta e bolla come “pretestuose” le proteste delle opposizioni.
Un presidio di protesta contro il taglio del Reddito di cittadinanza è previsto questa mattina davanti la sede Inps di Napoli
Con lo stop al Reddito di cittadinanza, “centinaia di migliaia di persone dai prossimi giorni si ritroveranno senza sostegni”, ha affermato il responsabile delle politiche sociali e sanità della Cgil, Daniela Barbaresi. “Il governo – spiega – sta scaricando l’onere sui Comuni, ma i Comuni non ce la fanno, non hanno risorse e non hanno personale” per permettere ai servizi sociali di prendere in carico le persone e di comunicare la presa in carico all’Inps. In più “mancano le procedure, mancano le circolari, manca l’attivazione del supporto alla formazione, che non partirà comunque prima di settembre”.
“Chi non sarà preso in carico dai Comuni non prenderà più niente”
“Chi ad oggi ha beneficiato per sette mesi del Reddito di cittadinanza – spiega la segretaria nazionale della Cgil -, se non sarà preso in carico dai Comuni, o se i Comuni non avranno comunicato la presa in carico all’Inps, non prenderà più niente”. Chi è occupabile potrà chiedere di frequentare un corso di formazione, ma questo, sempre secondo il sindacato, “non avverrà prima di settembre, sempre che per allora sia pronta la piattaforma necessaria, e solo da quel momento prenderà il supporto da 350 euro che durerà comunque solo il tempo della formazione. Se il corso è di un mese, durerà insomma un solo mese”. Ma se la formazione non parte o se dopo la formazione nessuno offre un lavoro, anche chi è occupabile, spiega Barbaresi, “non percepirà nulla”.
Secondo la Cgil, i nuclei beneficiari dell’assegno di inclusione risulterebbero circa il 58% degli attuali beneficiari del Reddito di cittadinanza
Barbaresi critica in generale “la cultura punitiva verso chi è in condizioni di disagio. La povertà – afferma – non si elimina per decreto ma anche l’occupabilità non si può stabilire in base ai dei requisiti di età o familiari, a prescindere dalle reali condizioni”. La sindacalista cita quindi i dati dell’Ufficio parlamentare di bilancio secondo cui dei quasi 1,2 milioni di nuclei beneficiari di reddito, circa 400.000 (il 33,6%) sono esclusi dall’assegno di inclusione perché al loro interno non sono presenti soggetti tutelati. Dei restanti 790.000 nuclei in cui sono presenti soggetti tutelati, circa 97.000 (il 12,1%) risulterebbero comunque esclusi dalla fruizione dell’assegno per effetto dei vincoli di natura economica. Nel complesso, dunque, i nuclei beneficiari dell’assegno di inclusione risulterebbero poco più di 690.000, circa il 58% degli attuali beneficiari del Reddito di cittadinanza.
Conte: “È una guerra ideologica condotta sulla pelle dei più deboli”
“È una guerra ideologica condotta sulla pelle dei più deboli, un disastro sociale, una vendetta contro il Movimento che però pagano gli italiani” dichiara a Repubblica il presidente M5S, Giuseppe Conte. Conte chiede di convocare un Consiglio dei ministri per ritardare la decisione ed evitare che “la rabbia di famiglie disperate prenda il sopravvento”. “Sorprende – prosegue – Giorgia Meloni, che si sta rivelando una fredda burocrate a Palazzo Chigi, indifferente al carovita che impoverisce il ceto medio e alla disperazione delle persone più fragili. Cancella con spregiudicatezza sensibilità che appartenevano un tempo anche alla destra sociale”.
L’Anci: “Il governo non può lasciare i sindaci da soli a tenere la comunità. Senza risorse”
“È un momento difficile, l’inflazione ha acuito i problemi delle fasce deboli della popolazione, e il governo non può lasciare i sindaci da soli a tenere la comunità. Senza risorse” ha detto a Corriere il sindaco di Bari e presidente dell’Associazione dei Comuni, Antonio Decaro. Il presidente dell’Anci si dice preoccupato per lo stop del governo al Reddito di cittadinanza e ha chiesto un incontro al ministero del Lavoro. “Noi crediamo – ha aggiunto Decaro – che l’Inps abbia fatto degli errori. Nella forma e nella sostanza della comunicazione”.
“Non è giusto trattare così le persone – aggiunge ancora Decaro -, cui da un giorno all’altro viene detto che non avranno più niente su cui contare. Sono famiglie, anche con bambini. E poi hanno sbagliato i calcoli. Leggo che solo le prime comunicazioni di cessazione con presa in carico dei Comuni sono oltre 170 mila. Troppi, per essere solo i primi, perché il ministero ne calcola in tutto 190mila”.
“Nelle zone del Paese dove il lavoro si trova, i Centri per l’impiego potranno assolvere al loro compito, ma dove c’è la disoccupazione dilagante si può fare poco per inserire le persone nel lavoro. Ci saranno problemi”. Secondo il presidente dell’Anci il Reddito di cittadinanza “andava sicuramente sistemato, perché le truffe, i percettori abusivi, ci sono stati, eccome. Ma eliminarlo totalmente è un errore che rischia di creare fratture sociali”.
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