Le modifiche al Pnrr non convincono né le opposizioni né i sindacati. I tagli per quasi 16 miliardi a nove progetti, alcuni legati al contrasto al rischio idrogeologico, hanno scatenato un putiferio sul governo di Giorgia Meloni.
“Mentre il presidente della Repubblica Sergio Mattarella avvertiva che non c’è più tempo e che bisogna agire contro il cambiamento climatico, il governo presenta la rimodulazione del Pnrr in cui si tagliano gli investimenti previsti per il dissesto idrogeologico: una operazione insensata e irresponsabile, nonché una beffa al nostro Capo dello Stato”. Lo afferma il segretario di Più Europa, Riccardo Magi.
“Il governo corra ai ripari e stanzi risorse nazionali per il capitolo dissesto idrogeologico per un importo almeno pari ai fondi PNRR che sta destinando altrove: 1,3 miliardi di euro. È bene inoltre sottolineare – prosegue Magi – che con le risorse del Piano il governo finirà per finanziare investimenti e progetti che sarebbe stati realizzati comunque, come il nuovo gasdotto o il collegamento sottomarino della rete elettrica con Sicilia e Sardegna. Quindi questo farà perdere il valore “addizionale” del Pnrr, in termini di effetti espansivi del PIL previsti nel Def”, conclude il segretario di Più Europa.
Il Pnrr delle destre si arrende al cambiamento climatico
Furiosa la reazione del Pd con Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera dei deputati, che a Skytg24 se la prende con le decisioni prese a colpi di maggioranza. “Il Ministro Fitto sarà in Aula martedì non perché ha sentito l’esigenza di condividere la gestione del Pnrr con il parlamento, né per gentile concessione, ma su richiesta esplicita del Partito democratico. Perché il Pnrr non è del governo ma appartiene a tutto il paese e non possiamo accettare scelte sbagliate e dannose”.
“Hanno deciso di cancellare le risorse per la messa in sicurezza e la prevenzione del rischio idrogeologico; si sottraggono fondi ai comuni accusati di non saper spendere mentre i veri ritardi sono quelli dei ministeri a partire da quello di Salvini che ha definanziato importanti opere infrastrutturali come le tratte ferroviarie Salerno-Catania e Roma-Pescara”.
“E così, mentre assistiamo in questi giorni alle conseguenze devastanti del cambiamento climatico, prendiamo atto che al Governo Meloni non interessa niente della messa in sicurezza del territorio” conclude Braga.
Ira delle opposizioni per le modifiche al Pnrr
“Con la rimodulazione del Pnrr per oltre 16 miliardi, il governo Meloni sceglie di usare le risorse del Piano per finanziare investimenti delle grandi società di Stato, da Terna e Snam Rete Gas, che sarebbero stati comunque realizzati, con risorse nazionali e in parte ricorrendo al mercato. Insomma, siamo di fronte a una truffa ai danni del contribuente italiano ed europeo: con i fondi PNRR facciamo quel che avremmo già coperto con altre risorse e rinunciamo a progetti infrastrutturali e sociali del Piano immaginati per lo sviluppo sostenibile del Paese”. Lo dichiarano il vicesegretario di +Europa, Piercamillo Falasca, e Alfonso Maria Gallo della segreteria di Più Europa.
“Pensiamo agli 1,3 miliardi di euro sottratti al contrasto del dissesto idrogeologico, agli oltre 700 milioni per i servizi sociali delle aree interne, ai 300 milioni per la riqualificazione dei beni confiscati alla mafia, e soprattutto agli oltre 6 miliardi di interventi nelle aree urbane per la messa in sicurezza del territorio, l’adeguamento degli edifici, l’efficienza energetica e i sistemi di illuminazione pubblica”.
“Una quota rilevante dei progetti tagliati era destinata al Mezzogiorno, con buona pace delle premesse di riduzione dei divari territoriali che il PNRR doveva permettere. Con questa operazione di maquillage il governo Meloni sta riducendo significativamente la natura “complementare” del Pnrr e sta di fatto usando i fondi europei per sostituire la spesa per investimenti nazionale. Vogliono risparmiare soldi? No, purtroppo: vogliono semplicemente tenere da parte un tesoretto da usare nei prossimi mesi per le loro irresponsabili politiche elettoralistiche, come la finta flat tax, l’abolizione del super bollo o l’ennesimo sconquasso della spesa pensionistica”, concludono gli esponenti di +Europa.
I dubbi dei sindacati
Modifiche che non convincono neanche i sindacati. “Esprimiamo più di qualche dubbio sulla rimodulazione dei progetti del PNRR, a partire dalla questione del dissesto idrogeologico sino a quelle relative agli alloggi per gli studenti universitari e alle opere infrastrutturali definanziate. Tra l’altro, questa rimodulazione conferma i ritardi nella messa a terra dei progetti e non risolve l’annoso problema delle istituzioni di fare spesa per investimenti in tempi europei”.
“Non ci stancheremo di ripeterlo: servono assunzioni stabili nella pubblica amministrazione centrale e locale in grado di programmare e spendere l’enorme ‘tesoretto’ dei fondi europei e nazionali costituito dal Pnrr e dai fondi per la coesione europei e nazionali. Attendiamo di essere coinvolti in un confronto vero e non formale. Adesso, condividendo appieno le sagge parole del Presidente della Repubblica: “pancia a terra e al lavoro”. Lo dichiara Ivana Veronese segretaria confederale Uil.
La risposta della maggioranza: “Da Sinistra la solita propaganda”
“La sinistra deve tirare fuori i dati sui finanziamenti europei che non riusciamo a spendere soprattutto in alcune regioni italiane. Abbiamo una capacità di progettazione e di esecuzione dei lavori che rappresentano uno spaccato d’Italia molto diverso”. Lo ha dichiarato il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera dei deputati, Tommaso Foti, nell’intervista su Sky TG24.
“Una città come Ravenna da sempre governata dalla sinistra non è andata sotto acqua grazie a opere storiche. Molte opere di difesa ambientale e di assetto idrogeologico, non sono state realizzate: proprio perché si parla di cambiamento climatico così importante, occorre la strategia. Nelle varie audizioni, gli organismi tecnici hanno fatto presente che la capacità di progettare necessita di tempi tecnici lunghi. La si smetta con la propaganda” conclude il meloniano di ferro.