Scomparsa tra le nebbie della propaganda di governo la presidente della Commissione parlamentare Antimafia Chiara Colosimo (Fratelli d’Italia) torna a far parlare di sé. Intervistata da SkyTg24 l’esponente meloniana corre in difesa della riforma della giustizia del ministro Nordio sull’abolizione del reato di abuso d’ufficio: “La lotta alla corruzione si fa nei fatti: i numeri sull’abuso di ufficio ci dicono come quel reato non porta a risultati perché non viene, con sentenza, giudicato”, spiega Colosimo.
Che poi aggiunge: “Se poi in parlamento, nella sua autonomia, ci sarà il modo per cercare di renderlo più stringente e più utile alla lotta alla corruzione immagino si farà”. Niente di nuovo sotto al sole. La narrazione del governo per smontare un reato che in molti all’interno della magistratura ritengono indispensabile perché reato “spia” di corruzione e criminalità organizzata è sempre la stessa: “troppi assolti, troppi procedimenti che intasano i tribunali”. Inutile, quindi .
Abuso d’ufficio, carta canta
I numeri, innanzitutto. Su oltre 5.400 procedimenti iscritti nel 2021, più di 4.400 sono stati archiviati e solo 18 sono state le condanne all’esito del dibattimento. Per capire l’eventuale sovraccarico delle Procure il calcolo è semplice: se nel 2021 i procedimenti iscritti per abuso d’ufficio sono stati 5.400 significa che in media ogni Procura ne ha gestiti circa 38 all’anno.
Come scrive la rivista Giurisprudenza penale la sola Procura di Napoli, nel 2021, ha iscritto oltre 100mila procedimenti. La Procura di Milano, nel 2020, ne ha iscritti poco più di 82mila (ed erano quasi 115mila nel 2019). La Procura di Roma, al solo mese di giugno di quest’anno, è già arrivata a quasi 100mila procedimenti contro ignoti (ed è facile immaginare che il numero possa sfiorare i 200mila).
Sempre nel 2021, nel solo distretto del Lazio sono stati iscritti più di 300mila procedimenti. Il tema dell’abuso d’ufficio riguarda 5mila procedimenti in tutta Italia, la stragrande maggioranza dei quali neanche arriva a giudizio. Di fronte a numeri del genere ha senso parlare di “ingolfamento della Aule di Giustizia? No, per niente.
Da Colosimo in giù, le teorie strampalate della maggioranza
Si dice che il reato di abuso d’ufficio angusti molti amministratori onesti terrorizzati da apporre una firma a un qualsiasi documento. pur essendo sicuri della propria buona fede e dell’assenza di fini di favoritismo nel suo operato.
Giuseppe Pavich (Magistrato, già Consigliere di Cassazione) ha spiegato che il legislatore riformando l’abuso d’ufficio con il D.L. n. 76, 2ha fortemente limitato la portata della norma incriminatrice. In seguito a quella riforma (all’epoca criticata da più parti come una sorta di “depenalizzazione occulta”) risponde del delitto il pubblico ufficiale o l’incaricato di pubblico servizio che nello svolgimento delle proprie funzioni intenzionalmente procura a sé o ad altri un ingiusto vantaggio patrimoniale, ovvero arreca ad altri un danno ingiusto, “in violazione di specifiche regole di condotta espressamente previste dalla legge o da atti aventi forza di legge e dalle quali non residuino margini di discrezionalità” (oltrechè, in alternativa, per violazione del dovere di astenersi, come già precedentemente previsto)”.
Oggi quindi il reato è configurabile nel concorso di condizioni assai restrittive: ossia violando una norma avente forza di legge (dunque, non un semplice regolamento) che per di più, se correttamente applicata, non lascerebbe al pubblico funzionario alcuno spazio di discrezionalità.
L’idea che si debbano abolire i reati che comportano troppe poche condanne è del tutto miope e illusoria: snelle raccolte di giurisprudenza sono poche le sentenze di responsabilità per i delitti di strage, di epidemia, di avvelenamento di acque, o per vari disastri. Sono molto poche anche le condanne per reati economici che riguardano soprattutto i colletti bianchi. Anzi, a ben vedere l’alto numero di assoluzioni dimostra che la magistratura giudicante – al di là della narrazione del Governo – è un’alta forma di garanzia.